“Tirare le conclusioni prima di un
vero e proprio debutto è una di quelle mosse azzardate che talvolta
coinvolgono nella speranza di aver finalmente trovato qualcosa di
nuovo e diverso”
Se ci mettessimo tutti insieme a
ragionare su come la musica si stia muovendo in questo 2014, che cosa
si stia evolvendo, quali siano le influenze maggiori ed in termini di
permanenza, vincenti, molto probabilmente finiremmo per fare gli
stessi nomi che ci accompagnano ormai da diversi anni, sulle stesse
frequenze, con gli stessi input e le medesime influenze.
Paradossalmente, le poche occasioni di
trovarsi di fronte a qualcosa capace di destar stupore, stanno sempre
più frequentemente arrivando dai giovani, dai molto giovani, che
lentamente ed in un modo estremamente crudo stanno ridestando quella
potenza musicale delle generazioni rivoluzionarie.
L’artista che ha più catturato la
mia attenzione in questi giorni, e più precisamente sto scrivendo
questo articolo a 4 giorni dall’uscita del suo primo EP si chiama
Ben Khan, è di Londra ed ha 22 anni.
Entriamo un pò più nello specifico di
Ben innanzitutto chiarendo che non è un compositore di musica
elettronica ma bensì un cantante e chitarrista R and B, per sua
stessa ammissione non si sa bene da dove e come abbia preso forma il
suo EP intitolato “1992” che possiede invece le caratteristiche
di un album molto synth.
Dalle rare interviste che si possono
trovare, si dilegua dicendo: “ho cercato di mettere le mie
influenze hip hop ed R and B in qualcosa di più intenso”
Le quattro tracce che compongono
l’album, sono nell’insieme perfette, sensuali, rotonde e a
cavallo tra molti stili musicali mantenendo ciò nonostante una
integrità ed una concretezza di alto livello, i suoni vengono
mantenuti vivi spesso da chitarre distorte che donano unicità
all’intero lavoro.
Youth: la prima traccia è una ottima
intro all’evoluzione dell’EP, molto noisy;
al contempo i corali mantengono una
partitura classica hip hop e sebbene il cantato sia invece più
melodico, il rullante prevale sulla cassa e nel complesso si
trasforma in una traccia lineare e ben composta.
Savage: è stata la prima che ho
ascoltato e che mi ha fatto conoscere questo artista ed è stata
decisamente amore a primo ascolto, potente ed elegante.
Eden: da questa traccia viene fuori
l’intensità che Ben ha voluto dare al suo intero lavoro,uno
spassionato contributo ai suoni dei synth, voce pulita, insomma
..chapeau.
Drive (pt.1): come le altre tracce,
anche questa conserva una sfera di ritmiche noise ed intense,
talvolta spezzata da solfeggi di chitarra tremendamente sexy nella
struttura avvolgente.
Quello che ci possiamo attendere da
questo Ep altro non è che il debutto di un artista giovane,
giovanissimo...al servizio di quello che è il più affascinante dei
lati umani,
l’arte.
Scritto da Manuel Domo Giacometti