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martedì 5 agosto 2014

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Ben Khan

“Tirare le conclusioni prima di un vero e proprio debutto è una di quelle mosse azzardate che talvolta coinvolgono nella speranza di aver finalmente trovato qualcosa di nuovo e diverso”



Se ci mettessimo tutti insieme a ragionare su come la musica si stia muovendo in questo 2014, che cosa si stia evolvendo, quali siano le influenze maggiori ed in termini di permanenza, vincenti, molto probabilmente finiremmo per fare gli stessi nomi che ci accompagnano ormai da diversi anni, sulle stesse frequenze, con gli stessi input e le medesime influenze.

Paradossalmente, le poche occasioni di trovarsi di fronte a qualcosa capace di destar stupore, stanno sempre più frequentemente arrivando dai giovani, dai molto giovani, che lentamente ed in un modo estremamente crudo stanno ridestando quella potenza musicale delle generazioni rivoluzionarie.

L’artista che ha più catturato la mia attenzione in questi giorni, e più precisamente sto scrivendo questo articolo a 4 giorni dall’uscita del suo primo EP si chiama Ben Khan, è di Londra ed ha 22 anni.

Entriamo un pò più nello specifico di Ben innanzitutto chiarendo che non è un compositore di musica elettronica ma bensì un cantante e chitarrista R and B, per sua stessa ammissione non si sa bene da dove e come abbia preso forma il suo EP intitolato “1992” che possiede invece le caratteristiche di un album molto synth.
Dalle rare interviste che si possono trovare, si dilegua dicendo: “ho cercato di mettere le mie influenze hip hop ed R and B in qualcosa di più intenso”

E bravo Ben.



Le quattro tracce che compongono l’album, sono nell’insieme perfette, sensuali, rotonde e a cavallo tra molti stili musicali mantenendo ciò nonostante una integrità ed una concretezza di alto livello, i suoni vengono mantenuti vivi spesso da chitarre distorte che donano unicità all’intero lavoro.

Youth: la prima traccia è una ottima intro all’evoluzione dell’EP, molto noisy;
al contempo i corali mantengono una partitura classica hip hop e sebbene il cantato sia invece più melodico, il rullante prevale sulla cassa e nel complesso si trasforma in una traccia lineare e ben composta.

Savage: è stata la prima che ho ascoltato e che mi ha fatto conoscere questo artista ed è stata decisamente amore a primo ascolto, potente ed elegante.

Eden: da questa traccia viene fuori l’intensità che Ben ha voluto dare al suo intero lavoro,uno spassionato contributo ai suoni dei synth, voce pulita, insomma ..chapeau.


Drive (pt.1): come le altre tracce, anche questa conserva una sfera di ritmiche noise ed intense, talvolta spezzata da solfeggi di chitarra tremendamente sexy nella struttura avvolgente.


Quello che ci possiamo attendere da questo Ep altro non è che il debutto di un artista giovane, giovanissimo...al servizio di quello che è il più affascinante dei lati umani,
l’arte.

Scritto da Manuel Domo Giacometti