Domenica 13 Marzo dalle 14.00 alle 02.00, Villa Bianco. Line up: Giammarco Orsini (Zu, O300f Recordings, Heko Records), Crocodile Soup (RAINBOW), Mattia Fontana (Clique Club), Alex Dima, Munir Nadir, BSKRS, Paolo Macrì..
Negli ultimi tempi ho sentito sempre più persone affermare di ascoltare dubstep quando in realtà si limitavano ad ascoltare Skrillex. Ok, siamo d'accordo sul fatto che Skrillex produca dubstep, ma non è che una goccia nel mare. Al massimo può essere considerato il portavoce della dubstep made in USA; colui che ha dato visibilità ad un genere specificamente underground, ma nulla di più. A parte le caratteristiche peculiari del genere che si mantengono inalterate in quasi tutte le tracce, la musica dubstep risulta molto variegata al suo interno. Si è tentato, e si tenta tuttora, di creare sottogeneri che aiutino a catalogare i pezzi, ma, a mio avviso, con scarsi risultati. Un artista totalmente differente da colui che ho citato sopra, secondo me tremendamente sottovalutato, è Distance.
Essendo inglese, patria originaria della dubstep, i suoi suoni non si avvicinano minimamente ai beat mastodontici tipici degli americani. Scordatevi pezzi che vi facciano pensare a battaglie intergalattiche tra robot e preparatevi piuttosto a tracce dai suoni contorti e avvolgenti. Le atmosfere sono cupe e si ha l'impressione che il suono si avvicini dalla penombra per poi attorcigliarsi intorno a chi ascolta. Tipici di Distance sono poi i momenti di silenzio che spezzano la traccia e lasciano con il fiato sospeso, per fare subito spazio ad un nuovo suono.
Non mancano pezzi più introspettivi, come il remix della traccia Overjoyed di Bastille. La base, potentissima, si concilia perfettamente con la voce dell'autore, dando vita ad una traccia dubstep fuori dalla gran parte degli schemi.
Schiacciate PLAY se volete essere avvolti dalla musica di Distance, tra beat spezzati, suoni contorti e atmosfere che, nonostante i suoni freddi e ruvidi della dubstep, difficilmente lasciano indifferente chi ascolta.
Volete i nomi di due giovani
talentuosi dell’elettronica made in Italy?
Eugenio e Mattia, in arte Macromism.
Sulla scia minimal techno si sono fatti
spazio nella scena internazionale
con realese dai ritmi pulsanti,
sonorità dai
tratti taglienti che sforano nella tech house a volte allungata da vocalità
cupe.
La loro musica ha ricevuto supporto
e apprezzamenti da big come Pan-pot, Tobi Neumann, Adam Beyer, Gregor Tresher,
Monika Kruse. Etichette discografiche di fama
internazionale hanno pubblicato le loro produzioni tra cui SCI+TEC a cui fa capo Dubfire o Rawthentic Music di
Carlo Lio con la bomba “Groover EP” per citarne due.
Ultimo arrivo in casa Macromism è
Life On rilasciata su KNM,WTF! Music,
Wasabi Recordings e City Life.
La realese ricorda alcuni sound sperimentali dei
primi anni ’90, il ritmo è vivace e convincente e promette hands-up al suo lancio.
Questo giovedì, 20 Dicembre,
saranno al Club Gamma.
Serata giusta per conoscere da vicino i futuri
volti della scena elettronica italiana.
L’ultima
fatica di Erol Alkan su !K7 ricalca fedelmente quelli che sono i canoni
standard delle selezioni della celebre organizzazione inglese Bugged Out:
doppio CD, uno da dancefloor, uno da ascolto.
Semplici,
chiari, decisi.
Another
Bugged Out Mix è un disco per una pista, bollente.
Consiglio:
non leggete la playlist prima di premere il tasto play. Probabilmente il primo
disco scelto vi farà pensare ad una selezione chiaramente electro, come da
abitudine del produttore UK.
Ma
già dalla seconda traccia, sarà premura del buon Erol sbalzarvi in pieno
contesto anni 80, dove sventagliate acid faranno da contorno a occhiali
improponibili, capelli cotonati e gli esordi di un baldanzoso Micheal Jeffrey
Jordan.
MJ
23 ---> Chicago ---> HOUSE.
Universalmente
riconosciuta come la Mecca del genere, la windy town torna a più riprese nel
disco. (“IN FLAGRANTI – Gridlock” e il vocal ossessivo “Chicago…chicago”), che
è chiaramente un omaggio alla “sua” House Music.
Tuttavia,
l’errore in cui si potrebbe incorrere, è quello di pensare che questo sia
l’ennesimo disco ancorato al passato.
Sbagliato.
Erol
con un accurata selezione bilancia nuova scuola con la vecchia, tenendo
particolarmente da conto le ultime produzioni e i nuovi cavalli di razza del
genere (per maggiori informazioni, chiedere del signor Edgar, di nome Jimmy).
Sparse
qua e là nel mixato, vere e proprie bombe, (Umba - Concussion) alternate, come
detto in precedenza, a vere e proprie lezioni di musica elettronica (lacrimoni
sul Juan Atkins degli esordi con le sue prime produzioni sotto lo pseudonimo
dimodel 500).
Un
disco mixato con sapienza, cura ed equilibrio, che dimostra a tutti come a
volte il nuovo non sia altro che la degna prosecuzione della vecchia scuola
(Factory Floor – Two Different Ways ).
Degna
di nota, nonché splendida, l’incessante progressione di Agoria - Speechless ft
Carl Craig (Gesaffelstein remix).
Unica
scelta veramente dubbia è stata la riproposizione del tormentone Kompakt,
Kölsch – Opa. Trito e ritrito, leggera sbavatura nell’affresco dipinto.
Il
primo CD si chiude con l’onirica cavalcata, Forever Dolphin Love (Erol Alkan's
Extended Rework Version 2), quasi a voler far presagire quali saranno i canali
emozionali su cui si sposterà il secondo mixato.
E'
probabilmente con il secondo disco che Erol ha fatto guadagnare al suo lavoro
la candidatura a Miglior Compilation del 2012.
Nel
Bugged In regna un atmosfera onirica, soffusa, che avvolge l'ascoltatore,
mostrando un lato del tutto inaspettato e coraggiosamente intimista del
musicista inglese.
Echi
anni 60 (Biblio - All The Flowers) intrecciati al post punk (The Make Up - I'm
a Pentagon), elementi mistici conditi da rarità assolute (alzi la mano chi di
voi conosceva The Space Lady - Major Tom), con un occhio sempre puntato al
futuro (l'irlandese classe 1990 - sì, sentitevi vecchi - Space Dimension
Controller con la sua The Love Quadrant).
Nota
personale: pura gioia per aver letto nella tracklist il nome di Jai Paul,
poliedrico artista francese che un po' dipinge, un po' produce. Anche qui, la
sua Jasmine casca a pennello.
A
chiudere il disco, l'emozionante Soaring and Boaring di Plush, nome d'arte
del cantante Lyam Hayes. Canzone dall'anima soul, che al primo ascolto fa
tornare in mente il mai abbastanza compianto Curtys Mayfield. Elemento comune
tra i due? Ovviamente la città natia, Chicago.
Perché
è in questa città che questo disco nasce, cresce e trova la sua naturale e
delicata conclusione.
CD1: Bugged Out
01. Smith n Hack - To Our Disco Friends
02. Ron Hardy - Sensation (Obi Blanch edit)
03. In Flagranti - Gridlock
04. Seaside Houz Boyz -From A Man's Journal
05. Umba - Concussion
06. Jimmy Edgar - This One's For The Children
07. Model 500 - No UFO's (D-Mix)
08. Unovidual and Tara Cross - Comme Je Suis (Based in the Sling & Samo mix)
09. Agoria feat. Carl Craig and La Scalars - Speechless (Gesaffelstein Remix)
10. T.S.O.S. - Over And Over
11. Scuba - Never
12. Secondo - Discombabulate
13. Amin Peck - Girls On Me
14. N.Y. House'n Authority - Ravenswood House
15. Jared Wilson - Let Your Body Make Your Body
16. Factory Floor - Two Different Ways
17. Children Of The Night - It's A Trip (Mike Hitman Wilson's Mix) 18. Gingy and Bordello - Body Acid (KiNK's on Acid Remix)
19. Spandex - The Bull (Erol Alkan Rework)
20.Kölsch - Opa
21. Connan Mockasin - Forever Dolphin Love (Erol Alkan Rework Version 2)
CD2: Bugged In
01. Jan Hammer Group - Don't You Know
02. Matthew Herbert - Leipzig
03. Bibio - All The Flowers
04. Michael Head - Queen Matilda
05. Adjagas - Mun Ja Mun (Instrumental)
06. Gorky's Zygotic Mynci - Miss Trudy
07. Mickey Moonlight - We'll Meet Again (Bugged In Mix)
08. The Make Up - I Am Pentagon
09. Dibidim - Badminton Bay
10. The Space Lady - Major Tom (Coming Home)
11. Jai Paul - Jasmine (Demo)
12. Margot - Voci Giaga
13. Chromatics - A Matter Of Time
14. Space Dimension Controller - The Love Quadrant
15. Robert Wyatt - At Last I Am Free
16. Walls - Gaberdine (Nathan Fake Ambient Version)
17. Buffalo Springfield - Expecting To Fly
18. Plush - Soaring and Boring
Russell Whyte, meglio noto ai più come
Rustie, è un artista scozzese molto eclettico. Non lasciatevi
ingannare dalla sua espressione da ragazzino sbarbatello perchè,
quando meno ve l'aspettate, se ne esce con un pezzo dai suoni così
potenti da togliervi il fiato.
Attualmente registra per la Warp
Records (per la quale incidono artisti del calibro di Aphex Twin e
Prefuse73). Le sonorità risultano molto influenzate dalla musica
dubstep, farcite con suoni densi e melmosi (soprattutto per quanto
riguarda i suoi lavori più vecchi, mentre in quelli più recenti
tendono a diventare più limpidi), campionamenti da videogiochi 8bit,
virtuosismi sonori che sfiorano il genere glitch (da alcuni definiti "aquacrunk") e una cassa che
arriva sempre come una martellata. Questo è Rustie.
Schiacciare play
con un suo disco nell'impianto è come catapultarsi in un videogame
dalle atmosfere cupe e inquiete. Queste però tendono a
diventare più allegre e giocose già nell'EP Sunburst, il quale,
nonostante i suoni arditi, è più disteso. L'ultima sua fatica,
l'ultimo livello del videogioco, verrebbe da dire, è Glass Swords: i
suoni risultano cristallini e niente descrive meglio del titolo dell'album e
della sua copertina l'idea che attraversa il disco.
La copertina dell'ultimo album di Rustie: "Glass Swords"
Insomma, se anche voi, come un personaggio di "The Legend Of Zelda" (videogioco dal quale Rustie ha campionato vari suoni),
volete risalire dai bassifondi melmosi di una palude fino alla cima
di una montagna innevata, difendendovi dalle insidie con una spada di
cristallo, non avete che da ascoltare in successione i lavori del
nostro Russell.
Sarà la crisi economica, la benzina alle stelle o tutti più ambientalisti, eppure udite, udite la vendita delle bici in Italia supera quella delle auto. Non ai tempi di “Ladri di
biciclette", ma ora nel 2012.
La bici è easy.
Un buon sound nelle orecchie e schizzi fra le macchine sprezzante del traffico, lasci spazio alla spensieratezza e ti fai la tua buona dose di libertà a pedali.
Ma c'è di più.
La cycle mania è un fenomeno dilagante. La bici fa tendenza. Contraddistingue chi la utilizza, identifica uno stile di vita. Parla a gran voce di chi le sta in sella. Fa sì che non si cada nella
“depersonalizzazione ”metropolitana. Ed è qui che vi è lo scarto tra semplice mezzo a oggetto di design, da un “cosa” si salta a un “perché”.
La tendenza odierna la vuole minimalista, leggera e a scatto fisso. La
bici fissa è pura, essenziale ma al contempo sofisticata. Nata come un mezzo
autoprodotto, ora la si ritrova tanto legata fuori dai locali trendy di
Milano, quanto davanti a uno dei pub di Shoreditch.
Se non vi manca la fantasia telai, selle, pedali, ruote penseranno loro a personalizzare il vostro mezzo. Ma sopratutto faranno la differenza fra una bici insipida e una con del carattere. E poi per dirla tutta, girare con un
pezzo di design a due ruote non lascia di certo
indifferente nessuno.
Il mercato è florido: in molte città europee è ormai facile trovare negozi specializzati in particolari modelli. E l’artigianato italiano, anche in questo caso, la fa da padrone. Notare qualcuno che sventra il traffico in sella a una Cinelli o una Bianchi a Berlino o a Copenaghen inorgoglisce.
Più ci si addentrata nella tana del Bianconiglio, più si scopre quanto è profonda. Si diffonde il Cycle Chic, termine coniato dal canadese Mikael Colville-Andersen, che esalta il rapporto fra la bici e lo urban life style. L’inaugurazione di un negozio diventa un evento che raccoglie una subcultura metropolitana. Vincono i colorati mercatini dell’usato sugli asettici big stores, prendono piede lavori come il bike messenger e le alleycatrace diventano eventi di larga partecipazione.
Herbert George Wells, scrittore
inglese, amava ripetere: “Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che
per il genere umano ci sia ancora speranza”. Non ci resta che sperare.