venerdì 2 luglio 2010

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Umit Benan e il suo Rock agè.


Per dare un'occhiata alle sue collezioni www.umitbenan.com



Barba, capello spettinato, occhi profondi e un'aria che sa di vissuto, gentile ma mai ossequioso. Un uomo di quelli che, a pelle, capisci subito che sa cosa vuole
Ha vissuto un po' ovunque, tra Londra, New York, Boston e infine Milano, immagazzinando immagini e immaginari dei più disparati. Quindi ha trovato un suo linguaggio per raccontarli al mondo.
Le collezioni di Umit Benan, stilista d'origini turche appena trentenne, sono messaggi, racconti autobiografici a tratti. Come foto strappate dai suoi ricordi di viaggi, luoghi lontani, esotismi. Normalità in qualche modo speciali di persone conosciute o solo incrociate per strada. Musichieri e viandanti osservati con occhio quasi sociologico, ai bordi delle assolate spiagge della California.
"L'importante non è l'abito, ma l'uomo che lo indossa" afferma Umit con decisione. È il carattere dunque a definire l'abito, non il contrario. Interessante. Dopo aver lavorato per molte maison (Marc Jacobs, Motu Tane by Francois Nars & Sophie Theallet,Pollini), Umit cambia, e passa d'improvviso all'uomo.
Tre proposte.

Collezione Autunno/Inverno 2009/10: Day 77. Guardando le immagini del look book si capisce subito la ricerca del contrasto forte e al contempo ironico. Capi classici accostati a look quasi clochard, rispettabile contro indegno. "Ma l'uomo che li indossa è lo stesso" sorride Umit.
La collezione Cuba Primavera/Estate 2010, con cui vince anche il premio Who is on Next?. Una serie di abiti che raccontano un personaggio, un main character, come continua a sottolineare lui durante l'intervista. Umit ci parla di un uomo, infatti, più che di una collezione d'abiti: "Parlo di persone con un forte carisma, così potenti da potersi permettere il lusso di essere liberi, al di sopra dell'etichetta classica". E continua: "Cuba parla di un ragazzo trentenne, già braccio destro di Fidel Castro. Cammina per le strade della sua città, vive. Conosce donne, s'innamora e gli capita anche di fallire". Abiti classici rivisti in versione morbida, larga, comfort con un'originalità chic, quasi arrogante.
Accenna a Blow, allo stile di Tony Montana, parla di "macho" e piscine circondate da belle donne. Le ispirazioni per questo stilista anche provengono dal cinema e dalla fotografia. Nelle creazioni di Benan è palese la necessità di rappresentare un uomo virile ma al contempo libero. Un uomo con precise esigenze e necessità, che sa cosa vuole. Come lui.
Anche la sua terza e per ora ultima collezione, Retired Rockers, parla di un personaggio perfettamente caratterizzato: un uomo sceso dal palco, che ha bisogno di calma, relax, di vivere finalmente il suo tempo. "Non è più on stage, ha bisogno di sentirsi comodo". Il lookbook parla chiaro. Uomini maturi, belli per le loro peculiarità , vissuti, veri, vivi. Un musicista che finalmente può tirare il fiato, vivere quella nuova tranquillità che prima non poteva permettersi. "Non è un rocker, è il mio Rocker".
Lo stilista si sbizzarrisce anche nella presentazione dei suoi abiti, allestendo al Pitti di Firenze un festoso banchetto. I modelli: amici, conoscenti, gente da cui è rimasto in qualche modo colpito. Gente con una storia. Mangiano, parlano, bevono e nel frattempo presentano al mondo della moda il lato forse più umano e reale dell'abito.
Parla delle sue creazioni come parlerebbe un regista di un suo film. Descrive con immagini chiare e definite il concept dietro a un linguaggio talvolta eterogeneo. Uomini così sicuri da potersi permettere di scegliere il cappotto di pelle rovinata e dall'aria quasi vintage perché conoscono l'interno foderato di cashmere.

Pubblicato il 12/04/2010 da Irene Pollini Giolai on Vogue.it

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