mercoledì 17 luglio 2013

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Saycet

Saycet è il progetto a cui ha dato vita il compositore parigino, pressoché sconosciuto, Pierre Lefeuvre. Ignoto ai più, tuttavia è stato in grado di produrre due album meravigliosi, sia per la raffinatezza dei suoni, sia per la ricercatezza di questi ultimi, i quali confluiscono in melodie trasognate ed effimere.
Il suo primo album, One day at home, esce nel 2006 per l'etichetta Electron'y'pop. Questo si configura come un disco solista, composto da nove tracce, ispirato, a detta dell'autore stesso, dalle sonorità dei Boards of Canada e dei Mum.

La copertina del primo album: One day at home
Il genere che propone Pierre può essere considerato un mix di ambient, IDM e downtempo con qualche influenza glitch qua e là.  
Le melodie sono cristalline, sporcate saltuariamente da suoni di sottofondo che raschiano la superficie altrimenti immacolata dei primi. 
La malinconia è senza ombra di dubbio l'emozione che scaturisce dall'ascolto di questo di questo LP. I suoni simili ad un carillon e i vocals contribuiscono a dare vita ad un disco che evoca paesaggi astratti e fiabe per adulti, come afferma l'autore stesso.
Le atmosfere sono infatti quelle di un sogno o, forse, di un ricordo. 


La sensazione di aver perso qualcosa, del non poter tornare indietro, ti pervade. Ascoltare questo disco è come guardare una vecchia foto, in cui si è giovani, nel momento in cui non lo si è più. 
Non mancano però, anche se sporadici, momenti di gioia, di relax e tranquillità che sfocia quasi nella noia, come se si volesse affermare che, dopotutto, è andata bene così ("A dream factory").

Dopo questo primo album, Pierre inizia a collaborare con la vocalist Phoebe Somsavath e, insieme a lei, che si occupa anche delle chitarre, dà vita ad un secondo album: Through the window.

La copertina del secondo album: Through the window
L'album esce nel 2010 per l'etichetta MVS Records e consta di dodici tracce.
Un'ulteriore novità per quanto riguarda i live, dopo l'uscita di questo secondo album, è l'apporto fornito dalla VJ Zita Cochet. Quest'ultima, attraverso visuals costituite da immagini e forme colorate, contribuisce ad accrescere l'aspetto cinematografico della musica. Il progetto Saycet, in questo modo, non si riduce ad un progetto musicale, ma diventa anche visivo.
Oltre che delle visuals durante i live, Zita si occupa anche dei video ufficiali.
  
I membri del progetto Saycet
Le atmosfere di questo secondo album sono molto simili a quelle del primo: oniriche, malinconiche ma con sprazzi di speranza, costruite attraverso i consueti suoni simili a carrillon e il pianoforte.
La grande differenza la fa invece Phoebe. Mentre nel primo album erano presenti voci sporadiche molto simili a campioni, stavolta la voce della cantante gioca un ruolo fondamentale essendo quasi sempre presente.

   

Chi ha amato il primo album forse potrebbe storcere il naso. L'attenzione si sposta dalla base alla voce o la base è impreziosita dalla voce? In certi casi l'una e in certi casi l'altra cosa. Una base semplice come quella di "Opal" è un diamante grezzo che viene raffinato dalla voce meravigliosa di Phoebe. 
Inoltre non possiamo criticare nulla a Pierre, il quale non si adagia sugli allori e continua a produrre perle perfette anche senza l'aiuto di Phoebe, come nel climax "Her Movie".

La collaborazione è vincente.
 Saycet: un progetto riuscito perfettamente.

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