giovedì 19 settembre 2013

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Released this month, not in playlist :-) / 14

Moderat è un progetto di musica elettronica che nasce nel lontano 2002. E' il risultato della collaborazione di Apparat (al secolo Sascha Ring) con i Modeselektor (Gernot Bronsert e Sebastian Szary), ergo un progetto tutto berlinese.

Apparat, al centro, e i Modeselektor ai lati.

Nel 2002 purtroppo esce solamente un EP che rimane pressoché sconosciuto e il progetto si blocca a causa di divergenze tra i componenti del trio. 
Nel 2009 invece arriva la rivelazione: esce infatti per la BPitch Control il disco omonimo, composto da 11 tracce di straordinario pregio. Il disco viene recepito benissimo dalla critica e contiene alcune perle difficili da dimenticare: su tutte "A New Error" e "Rusty Nails". Insomma, quando si è iniziato a vociferare che sarebbe uscito un secondo album c'erano tutte le premesse perché questo fosse un'altra bomba.

La copertina di "II"
Ed ecco che nel 2013 esce per Monkeytown Records (l'etichetta fondata dai Modeselektor) il secondo album di Moderat, chiamato semplicemente "II".
L'uscita di questo disco, per i cultori del trio come il sottoscritto, era attesa come il Messia, ma dopo un primo ascolto non si è sicuri che regga il confronto con il primo.
Il disco è preceduto dall'uscita del singolo "Bad Kingdom", che forse vuole ricalcare un po' la tanto famigerata traccia "Rusty Nails".


La traccia è nel tipico stile Moderat: cassa incisiva (lo zampino è sicuramente dei Modeselektor), atmosfera tendente al malinconico e alla voce Apparat. La traccia è molto ben congegnata, i suoni sono quelli che ci si aspettava e come primo singolo si rivela quindi perfetto.

La terza traccia (la prima è un interludio), "Versions", dalle atmosfere pacate, risulta invece un po' monotona e senza grandi intuizioni e con una variazione nel finale che non trova molto senso.

Si prosegue con "Let In The Light", recepita molto bene dalla critica. I colpi di cassa particolari e numerosi spunti sonori la rendono in effetti una tra le tracce più interessanti del disco.

Con "Milk" si è voluto strafare: la traccia dura infatti più di 10 minuti. La partenza è molto lenta e tutto farebbe pensare ad un bel climax ascendente che invece, purtroppo, non arriva mai. Il ritmo rimane pacato, le variazioni sono di poco conto e quello che sembrava un aereo pronto a decollare invece rimane a terra. Anche dopo i primi 8 minuti, quando si dovrebbe toccare l'apice del climax, la traccia si affloscia e finisce, non avvicinandosi lontanamente a quello costruito nel disco precedente addirittura attraverso due tracce: "Porc#1" e "Porc#2".

La traccia successiva, "Therapy", è invece molto ben costruita. La crescita graduale del ritmo è piacevole, le pause sono al punto giusto, le variazioni che si insinuano nel ritmo dell'origine della canzone sono gestite perfettamente.


"Gita", con la sua base particolare e la voce di Apparat sommata a cori campionati, risulta interessante anche per l'aggiunta di svariati suoni tipici di un vecchio Sascha, mentre "Ilona" risulta un po' insipida.

Il disco a mio parere si riprende clamorosamente con le ultime due tracce: "Damage Done", in perfetto stile Apparat di "The Devil's Walk", e "This Time". La prima rievoca atmosfere cupe attraverso suoni lievi e attutiti che crescono col passare dei minuti. Le eco di sottofondo di suoni che schioccano e poi si spengono e la voce di Sascha completano una traccia che colpisce nel segno, con un intermezzo strumentale come ciliegina sulla torta.
L'ultima traccia è molto ben strutturata e suona splendidamente. L'alternarsi di pause e riprese risulta piacevole e anche il finale è molto ben curato.

Ora, come dice anche Caparezza "il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista". Soprattutto se il primo è stato una bomba. Sembra che nel primo il trio abbia osato molto di più, producendo un disco molto contaminato, sperimentale e con svariate intuizioni eccezionali. "II" è un disco piacevole, lo si ascolta volentieri, pulito e ben congegnato, che tuttavia, non regge il confronto con il suo predecessore a dir poco geniale.
Un bel disco che però non presenta grosse novità, grandi intuizioni né azzardi.

Forse mancanza di idee nuove? Sicuramente non di potenzialità.







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