sabato 28 luglio 2012

1

Hideout festival 2012 - DIARY

Non potendo raccontare l'intero festival ne racconteremo solo una parte,
quella passata sotto i nostri occhi.

27 giugno, 4 del mattino, Piazza de Amicis, Torino.

Dopo neanche 2 ore di sonno io & Pan Dan, la mia dolce metà, ci ritroviamo scaraventati sull'autostrada A4 Torino-Milano-Venezia, caldi come due cornetti appena sfornati, su Nissan Micra bianca alla volta della Croazia;
direzione Novalja, Isola di Pag, Hideout festival 2012. 
Negli occhi la stanchezza della serata appena trascorsa, nello stereo "Hold on" di SBTRKT e nel cuore tanta voglia di staccare la spina e di ballare per giorni con il sole che tramonta e poi la notte che avanza, il mare, le stelle, l'emozione dell'alba.
3 soste per rifocillarsi e cambiarsi al volante,  Cassy, Lone, Azari e iii, asfalto, fabbriche, caselli, Ludovico Einaudi, Dente, la natura slovena, un po' di Ben Harper...un paio di domande alla frontiera tra Slovenia e Croazia, altra strada, curve, mare, che mare, un viaggio infinito ma eccoci arrivati.
L'ultimo segnale finalmente era volto verso destra, verso il blu dell'Adriatico, ad indicare la direzione da seguire per raggiungere il molo d'attracco del traghetto, ai piedi della scogliera.

5 del pomeriggio

L'Isola di fronte a noi sembra un'ammasso di rocce, intravedi una polvere marrone sollevarsi dal terreno, un alone strano la rende sfocata ai nostri occhi. Cerchiamo di pagare una birra in Euro ma ce lo impediscono facendoci notare che la valuta croata si chiama Kuna, arriva il traghetto e in meno di 40 minuti ci ritroviamo nel nostro appartamento nel centro di Novalja, esattamente dietro al Cocomo, disco-club che per una settimana intera farà da headquarter ai ragazzi provenienti da tutto il mondo per il festival. 
La signora di casa ci dice che dopo le undici di sera non si può tenere alta la musica e ci fa vedere come connetterci al wi-fi, ci dà gentilmente le informazioni che le chiediamo ma non ci spiega come funziona il condizionatore, bene, il condizionatore rimarrà spento per una settimana.
Usciamo subito di casa per andare a farci mettere i nostri bracciali per il festival alla stazione dei bus e sulla strada del ritorno ci fermiamo in un ristorantino a cenare con un bel fritto di pesce pagato la metà di quello che lo pagheremmo nel Bel Paese.
Soddisfatti andiamo a fare la spesa al supermercato dietro casa per poi ritirarci e dormire una notte intera prima dell'inizio delle danze.
Prima però ci godiamo il tramonto.


28 giugno, mezzogiorno, Novalja

Decidiamo appena svegli di sfruttare l'unico (forse) giorno libero, per trascorrere al meglio un paio di ore di mare in una spiaggia degna di questo nome e veniamo indirizzati a Cista. Nello stereo Joris Voorn.

 

Dopo un paio di bagni un Calippo e qualche risata sfogliando il programma del festival, ci asciughiamo al sole e raggiungiamo il luogo dove l'Hideout si sarebbe svolto, la spiaggia di Zrce.

7 di sera

Non ci interessa scoprire tutto in una volta, era giornata di pre-party.
Per prima cosa notiamo il bungee jumping, in un certo senso il simbolo, il monumento del festival.
Seguendo la musica entriamo all'Aquarius, il primo locale all'ingresso della spiaggia dove era in corso il Data Transmission Pool Party.


Più di mille ragazzi liberi di danzare ovunque, da dentro alla piscina a sopra i banconi, in un clima di festa emozionante e contagioso che è esploso sulle note di "All night long" di Lionel Ritchie.

20.45, divano di casa

La semifinale dell'Italia contro la Germania fa solo da cornice alla cena in compagnia dei nostri due amici sloveni uno dei quali, Matthew Hoag, avrebbe suonato alle 2 del mattino all' Aquarius mentre al Papaya suonava Michael Mayer.
Ci salutiamo a risultato in tasca e ci diamo appuntamento più tardi sotto casa nostra.

29 giugno, 1 di notte

Arrivati a Zrce entriamo nuovamente all'Aquarius dove però non c'è molta gente, al Papaya suona Heidi che con quindici anni di carriera è una leggenda del panorama house inglese, e prontamente, con esperienza, fa esplodere la pista prima con un nuovo remix della mitica traccia di Cajmere "Percolator" e poi proseguendo in una continua ripartenza facendo ballare a suon di tech e deep più della metà delle settemila persone già presenti sull'isola. Timbro: Get Physical.  Gusto: very english.
Tra l'ultimo disco di Heidi e il primo di Michael Mayer torniamo all'Aquarius dove Matthew nel frattempo ha iniziato. 
Il suo set si ispira in prevalenza al suono Cadenza, lui stesso ammetteva poco prima parlando di musica di essere un appassionato di Luciano.


La stanchezza comincia a farsi sentire. Domani inizia il festival. Pezzo di pizza, passaggio a casa e...
...

...zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz.............

mezzogiorno, Novalja


Suona la sveglia e in un ora e un quarto tra colazione e preparativi ci ritroviamo al Cocomo per farci mettere il bracciale con cui salire sulla barca che sarebbe partita alle due con 300 naviganti per il boatparty organizzato dai ragazzi della Zutekh per Heidi e il suo progetto The Jackathon, ospiti più che graditi:
i Soul clap, o meglio, un "Soul clap", Elyte.


























Un passaggio veloce dalla cassa a cambiare 300 kune (più o meno 40 €uro) in gettoni e la barca salpa verso largo. Il nostro Hideout festival è cominciato a tutti gli effetti.
La temperatura ti faceva sudare sotto i colpi dei raggi del sole che ti scottavano la schiena ma l'eccitazione era tale che dall'inizio alla fine la barca non ha mai smesso di saltare...in un clima quasi familiare ricreato sapientemente da Elyte giostrando tra funky e soffice deep house. 



Sul finire del suo set, "il" Soul clap, ispiratissimo comunque per tutto il tempo dagli anni '80 e dall'ultimo disco "EFUNK", regala una perla al pubblico mettendo in puntina "The Gurner" di Justin Martin e i Pillowtalk per poi passare lo scettro agli Zutekh djs che a loro volta han poi dato il compito ad Heidi di riportare tutti a terra sani e salvi.
Altre 2 ore piene di tech-deep ed electro-house tra le onde del mare per una chiusura a dir poco toccante per il patos che ci  mette l'equipaggio con il remix (guarda un po' di nuovo dei Pillowtalk) della stupenda "Sunny" di Bobby Hebb, datata 1966. 
Siparietto tra Elyte e Heidi per il piacere del pubblico, ringraziamenti, mani in alto, ovazioni, una piccola discussione tra i dj che tenevano alti i volumi e l'equipaggio (quello vero) della barca e alle 19.00 siamo tutti di nuovo sulla terra ferma.

8 di sera, Novalja

L'eccitazione per il pomeriggio appena trascorso in mare è ancora alle stelle. Il boat party è stato assolutamente inimmaginabile per la carica con cui l'abbiamo vissuto e per la musica suonata dagli artisti che hanno veramente fatto quel che pareva a loro senza freni o limiti dedicando al pubblico la miglior selezione possibile dei loro dischi. Da pista e braccia al cielo il set di Heidi, molto molto ricercato e sexy quello di Elyte dei Soul clap.
Torniamo al nostro ristorantino di fiducia, ci riconoscono e ci danno un posto migliore della prima volta, primo piano con vista sul mare, la fame si fa sentire...misto di pesce...sorrisi, chiacchiere, forse un bicchiere di troppo, caffè, rakija (liquore tipico croato) e siamo di nuovo in macchina in direzione spiaggia di Zrce. Il festival vero e proprio ci attende.
Colonna sonora: Steve Bug 


00.00 - 03.00 Aquarius 

Dopo aver commesso l'imperdonabile errore di acquistare l'aranciata aromatizzata "tangerine" (dal sapore tremendamente amaro e sgradevole) e di aggiungervi della vodka per iniziare la serata con lo sprint, saliamo sulla terrazza dell'Aquarius per osservare dall'alto la situazione del club ed assaporarci quello che poi alla fine sarà eletto da noi come dj set migliore del festival e back to back più incredibile a cui abbiam potuto assistere in un'intera vita. 
Four tet e Caribou.




Passare da "Shelter" degli XX ad "Archangel" di  Burial attraversando nel frattempo con facilità disarmante "Enfants" di Ricardo Villalobos e "Japan" di Acid Pauli non è roba da tutti, o meglio, è roba che solo Daniel e Kieran, dopo gli anni passati a studiare in conservatorio e una cultura musicale senza pari, avrebbero potuto fare. 
A 130 bpm.
In tre parole: non ho parole.
Sembrano due normali scolaretti ma dietro le loro t-shirt color pastello hanno il talento e il genio dei primi della classe. 
Chapeau.

30 giugno 03.00 - 07.30 Kalypso


Arriviamo al Kalypso in fretta e furia  per l'ultima ora di Maceo Plex ma da subito capiamo che c'è qualcosa che non va.
Al suo posto in consolle c'è una leggenda dell'house music, Kerri Chandler. 
Maceo non è mai arrivato lasciando tutti a bocca asciutta. No problem, continua Kerri che invece lascia tutti a bocca aperta.
Nessuna lamentela per la scelta dell'organizzazione, Kerri Chandler in 3 ore dà lezioni di house music con buona pace del desaparecido Maceo che non giungerà mai sull'isola neppure per il Crosstown rebels boat party di Domenica, doppia fregatura per i suoi fan, poco male per chi ha potuto ballare la musica di un'icona assoluta dell'underground newyorchese.
Subito dopo tocca ai Soul clap.
Il duo di Boston si presenta in consolle per le ultime due ore di questa prima giornata di Hideout. 




Il solito abbigliamento eccentrico, occhiali da sole e sorriso stampato in faccia.
"This is Soul clap" dice Elyte prendendo il microfono mentre tutto
 il Kalypso esplode sulle note di "Au seve" di Julio Bashmore.
Kerri Chandler, rimasto in consolle a bocca spalancata, batte le mani per questi due ragazzi che nelle loro borse hanno veri e propri gioielli come il remix di "Big love" dei Fleetwood Mac ad opera di Arthur Baker o "Push push" di Rockers hi-fi suonato ad hoc in pieno stile dance-hall con Cnyce che si diverte usando microfono e reverb. 
La notizia data da Elyte che il Kalypso avrebbe chiuso un ora dopo (poi diventata un ora e mezza) è stata accolta con un boato mentre i ragazzi, ormai appesi pure agli alberi non, sentivano più il bisogno di scatenarsi ma solo di risvegliare i propri arti col sorger del sole a ritmo di funky house.


Le gambe non reggono più, la luce è già alta, e l'isola dietro di noi a poco a poco si risveglia.
Stiamo facendo un bagno in mare guardando il sole nascere dietro le colline mentre ci rendiamo conto che forse è giunta l'ora di andare a letto...


2 del pomeriggio



Il secondo giorno del festival comincia molto presto. 
Nel primo pomeriggio siamo già al Papaya per l’Hot Creations pool party , in consolle:
Subb-an, Robert James, Richy Ahmed e Jamie Jones.
Nell’enorme arena estiva il caldo è soffocante a tal punto che due ragazze sono state posizionate in piedi sui muretti attorno al dancefloor per spruzzare acqua sulla folla con due pistole idropulitrici.


Non c’è molto da dire sulla festa in sé perché i 4 dj fanno esattamente ciò che ci si aspetta, deep house e nu-disco in pieno stile “Paradise”.
Poche variazioni degne di nota.
Solo qualche appunto:
Al posto di Subb-an sarebbe dovuto esserci Cera Alba, non pervenuto.
Richy Ahmed e Robert James hanno suonato per 4 ore consecutive in back to back anche e soprattutto per via del ritardo di mister Jamie Jones che si è presentato in consolle due ore dopo, alle 18.00.
Fortunatamente JJ è riuscito quanto meno a ripagare il suo pubblico con il set migliore del pomeriggio, nell’arco del quale è riuscito a strappare applausi grazie ad una grande scelta musicale ispirata ai suoni della deep house più classica sapientemente mescolati a quelle che sono le attuali tendenze del sound caro al pubblico inglese, di stampo Crosstown / Culprit / Hot Creations.

Nell’insieme nulla di speciale se non fosse per Jamie Jones appunto, che dimostra per l’ennesima volta di essere il profeta un genere. Quel genere di dance che ha avvicinato (e di molto) la deep house alla cosiddetta musica “commerciale”.
Emozione e sorpresa nel sentirlo suonare il remix di Wildcat della storica “Vamp” degli Outlander; pezzo indimenticabile datato 1997 che se non conosci, diresti che è uscito l’altroieri su una qualsiasi delle etichette più in voga del momento.
Ulteriore dimostrazione di quell’odioso luogo comune secondo il quale “tutto è già stato fatto".


Questa piccola critica, però, non può che essere associata ad una grande lode. 
 Ai promoter si deve riconoscere il merito di essersi studiati una line-up perfetta in location perfette per la riuscita di un festival incredibile per qualità e quantità, mentre al pubblico bisogna fare un applauso per l'ineguagliabile spirito di festa e per la voglia di libertà che si respirava nell'aria.
Incredibile il colpo d'occhio che regalavano i ragazzi gettandosi con il bungee jumping sulla pista da ballo mentre la musica pompava a più non posso dentro un paesaggio dove colline, mare, spiaggia e cielo si miscelavano tra loro. 

23.00 – 07.00 Zrce beach


Arriviamo al Papaya quando il locale è già di gran lunga il più gremito della spiaggia e in consolle c’è uno di quei talenti che tra 2011 e 2012 hanno raggiunto la popolarità.
E’ una ragazza, mezza inglese e mezza giapponese, dj e produttrice a poco più di vent’anni, capelli tinti di rosa fluo e un tatuaggio che raffigura un gufo sullo sterno.
Personaggio oscuro, il suo nome è Maya Jane Coles e senza dubbio il suo sound è uno di quelli che sta caratterizzando negli ultimi mesi i dancefloor di tutto il mondo.
Inediti giri di basso e cassa morbida e profonda in sincronia (molto spesso) con voci femminili soffocate sono i suoi marchi di fabbrica.
In tanti hanno provato ad infilarla nell’ultimo filone di deep-house e nu-disco, ma il suo groove è senza dubbio molto diverso perché più dark, più aggressivo.

Jamie Jones stesso, suonando dopo di lei, fa un set molto più pesante rispetto al pomeriggio ma non mi dilungherò a parlare né di lui né di Loco Dice perché in nottata (se posso permettermi) hanno semplicemente fatto il loro “compitino” senza osar sorprendere in modo alcuno, la curiosità del pubblico.
Un’ora di Dice e poi dritti al Kalypso dove Julio Bashmore non è mai arrivato ma dalla cui consolle, in compenso, Blawan stava bombardando Zrce beach a colpi di english techno.
Sorprendente. Solo vinili per due ore, techno a 132 bpm ed un set perfetto prima della assurda capitolazione di Scuba con “Hungry for the power”.
Devo continuare? Credo di no.
Inutile commentare.


Sarebbe bello sapere cos’è successo a SCB ed il motivo per cui uno dei più grandi producer techno/dubstep degli ultimi 10 anni si sia messo sorprendentemente a saltare (per non dir peggio) da una consolle all’altra, dal nord al sud del mondo, facendo musica che non è mai stata nelle sue corde.

Mistero.

Esaltati ,comunque, dalla giornata trascorsa, ci lasciamo andare tra le onde del mattino…laviamo via trucco, sudore e stanchezza in un colpo solo, aspettiamo che il sole nasca e quando ormai batte sulla nostra pelle asciutta saliamo in macchina per raggiungere casa evitando i controlli della policjia.

Domenica 1 Luglio – Gran finale

Il terzo ed ultimo giorno del festival comincia nell’eccitazione più totale e con un primo assaggio di malinconia.
L’attesa per ciò che ci aspetta è trepidante ma viene immediatamente rovinata dalla notizia che Seth Troxler ha perso l’aereo e non sarebbe mai arrivato, né al mulletover pool party, nè in nottata. Da lì in poi si avvicendano notizie che prima danno Troxler come ospite certo all’after del giorno dopo e poi invece lo disegnano su un aereo privato in volo per Pag, non resta che attendere.

In consolle ci sono Nina Kraviz e Ben Klock, una vera coppia techno. 
La prima deve cominciare a suonare, il secondo (suo fidanzato nella vita) è lì invece come spettatore non pagante ad ascoltarla e passarle il drink all'occorrenza.

Nina suona techno.
Nonostante il pomeriggio in piscina a base di flip flop, bikini e pistole ad acqua, lei fa il suo e lo fa molto bene mescolando european techno, Chicago e qualche storico pezzo tech-house tipo “Glamourama” di Photek.
Disco storia. Il pubblico gradisce, si emoziona e lei risponde…con un sorriso.
Vederla manovrare impassibile tra i vinili è puro piacere, tiene il tempo col piede e la cuffia con la spalla destra, è affascinante, fa ballare 2.000 persone tutte insieme sotto il sole alle 3 del pomeriggio eppure…non fa una piega.



 Dopo di lei è il turno di Geddes ma ecco che, proprio mentre sta per cominciare, il boato del pubblico saluta l’arrivo di Seth Troxler.
Alla fine eccolo lì, a Traktor collegato chiede una sigaretta, casco in testa ed è pronto a divertirsi pure lui. Divertirsi, esatto.
Balla, canta e si muove come se il primo ad aver voglia di fare festa fosse proprio lui.




Alla fine Seth e Geddes suoneranno in back to back per due ore ma se posso essere sincero io ho un solo momento stampato indelebilmente nei ricordi di quel pomeriggio:
è’ stato un attimo. Un unico attimo che ha cambiato quel festival. 
Il momento epico ormai, di quelli per cui un giorno potrai dire “io c’ero”, in cui Seth Troxler ha fatto partire “Si è spento il sole” di Vinicio Capossela.
Grazie S., ora a spirito patriottico rinnovato, "posso tranquillamente andare a vedermi la mia nazionale perdere 4 a 0 in finale degli Europei".


00.00 - Papaya

Il programma dell'ultima sera è senz'altro quello (da noi) più atteso:

Damian Lazarus
Seth Troxler
Ricardo Villalobos (3h set)
Pearson Sound (closing)

Arriviamo in ritardo per il set di Damian Lazarus ma facciamo in tempo a sentirne la chiusura e il passaggio di testimone a Seth Troxler che si esibisce in un set meno cupo rispetto alle sue ultime uscite e con notevoli influenze electro che si avvicinano solo a tratti alle sonorità oniriche a cui ci ha abituati con Visionquest.
Aumentando i bpm e suonando tracce acid ai limiti della techno lo stile di Seth si avvicina sempre più a quello di Villalobos che avrebbe preso lo scettro subito dopo di lui e che su un remix di Pete Heller e Jake Farley di "Tick Tock"(Chiapet) fa per la prima volta capolino in consolle, frangia davanti agli occhi e maglietta giallo canarino.

Con le orecchie ancora abituate alla pioggia di critiche piovute su RV per le sue ultime uscite "sfortunate", mi soffermo attento ad ascoltarne ogni minimo cambio di ritmo o melodia e ne do un giudizio finale a mio parere indiscutibile:
 stratosferico.
3 ore di techno, minimal e microhouse pescate senza reti in un oceano di cultura musicale troppo vasto per poter permetterci di dare una definizione a ciò che stiamo sentendo.
Lui è il direttore d'orchestra.  
Sorprendente per la sua stessa capacità di sorprendere.

...

7 del mattino - Kalypso

Il festival sta per terminare, Pearson sound ha appena messo in puntina uno degli ultimi dischi, "Does it look like I'm here?" (Daphni mix 1) di Emeralds, quando un ragazzo olandese ci indica la consolle:

LOOK!

Damian Lazarus si avvicina ai piatti con la borsa dei dischi, e poi Subb-an con Seth Troxler. Arriva al Kalypso tutta l'organizzazione del festival in compagnia di Ricardo Villalobos...cosa sta succedendo? si va avanti? forse si va avanti...
Pearson sound mette l'ultimo,
Damian Lazarus quello dopo l'ultimo,
Seth Troxler quello dopo ancora...
Subb-an sale in consolle con la camicia uguale a Seth,
sì si va avanti...
ora è legge,
che la festa abbia inizio...





1 commento:

  1. strafigo..leggere l'articolo con in cuffia i pezzi,pareva di star li!
    anzi l'anno prossimo ci andrò per forza! gut!

    RispondiElimina