martedì 1 aprile 2014

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The Godfather of House Music


Ore 6.30 del mattino, giro di ricognizione mattutino tra alcuni siti musicali di riferimento.
Appare il suo faccione bello, sereno, pacioso e sorridente.
Sotto le tre lettere più inflazionate dell'intero universo WWW.
R.I.P.

Colleghi le informazioni acquisite, ti rendi realmente conto di quanto è successo.
E se sei entrato almeno una volta in un club, non puoi non sentire di colpo un enorme vuoto dentro.
Come puoi descrivere Frankie Knuckles a uno che non ha mai sentito il suo nome?
A chi non ha abusato delle sue produzioni, ripetute migliaia di volte, ascoltate, immortalate a fotogrammi indelebili nella memoria?

Avete presente l'espressione iper inflazionata "20 anni avanti?"
Niente può descrivere meglio the Godfather. 
Anzi, potremmo anche dire tranquillamente 30.
Anno di leva 1955, figlio naturale del Bronx, figlio adottivo di Chicago, cresciuto a pane, jazz e black music.
Amico d'infanzia di Larry Levan (se anche questo nome non ti dice nulla, na sbirciatina a Wikipedia potrebbe aiutare), compagno di vita artistica e di consolle.

Un'intelligenza avanguardistica, una capacità unica di adattare l'estetica dell'arte al  suono.
Primo esempio: tra i primi, se non il primo, a capire l'importanza del mixaggio nei club, l'importanza del creare quel fiume in piena di emozioni e colori tra il dj e la pista.
Secondo esempio: qualsiasi sua traccia è unica ed essenziale. Un insieme di scorci, di pennellate inimitabili, da cui tutti hanno attinto, ma che nessuno ad oggi è riuscito ad eguagliare nella sua importanza.
Rileggere l'elenco dei locali in cui ha lavorato dagli anni '70 ad oggi equivale a ripercorrere lunghi tratti dell'evoluzione della musica house.
Talmente importante da vedersi intitolata la strada del Warehouse a Chicago.
Nell'olimpo dei più rivoluzionari riferimenti culturali ed artistici del Secolo Breve.
Al pari di John Lennon.
Al pari di Andy Warhol. 
Signori e signori, semplicemente Frankie Knuckles.



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