Todd Terje, il baffuto (ormai barbuto) sovrano norvegese della disco, esordisce in questi giorni con la sua prima, vera prova di maturità.
Intendiamoci, Todd Terje negli ultimi 2-3 anni ha prodotto alcuni tra i più solidi, coinvolgenti e apprezzati EP dell'intero panorama musicale.
Tuttavia per la prima volta con il suo "It's Album Time" il buon Todd esce dallo schema a lui caro per produrre il primo LP della sua vita.
Ammetto di essere di parte.
Di essere ancora ai primi ascolti.
E di non riuscire a trattenermi dal dire che questo é un album che dovrete consumare, riascoltare, assaporare ogni singolo minuto.
Un disco splendido.
Prima di tutto, questo lavoro rappresenta la migliore risposta possibile a chi sostiene che RAM dei Daft Punk sia un album che scava nel passato rielaborandolo e riproponendolo in chiave medio-moderna-accettabile.
I francesini, come Hollande, non hanno realmente convinto nessuno.
Sì, bel disco, se non avesse avuto l'elmetto davanti probabilmente avrebbe venduto qualche (vari cifre a più zeri) di copie in meno.
Todd Terje invece, assolutamente NON neofita della scena, riparte effettivamente dalle origini della disco per esplorarlo e rivisitarlo in ogni suo aspetto per proiettarlo e lanciarlo verso orizzonti ancora inesplorati, accelerati e convulsi.
Il tutto in un tripudio anni 70-80, perfetto sottofondo per qualsiasi commedia italiana con inquadrature dall'alto, strade semideserte, inseguimenti tra 126 e radiocronache di Sandro Ciotti la domenica pomeriggio nei bar.
Sole, occhiali ambrati, camicie aperte.
Alcuni altri brevissimi cenni, non potendo le parole raccontare musica e sensazioni:
Delorean Dynamite ripercorre né più né meno lo schema di alcuni altri treni del ragazzo, come Strandbar ed Inspector Norse. Riempipista dal sapore discretamente paraculo che vorresti sentire ad ogni festa.
Johnny And Mary, ossia emozioni al rallentatore intorno ai 60 bpm. Al primo impatto, la voce di Bryan Ferry sconvolge letteralmente l'architetture e le aspettative di chi si aspettava un disco prettamente da pista, senza momenti di profonda ed autentica intimità.
Non radiofonica come molte altre tracce elettroniche nel recente passato hanno raggiunto vette abbastanza inaspettate (leggisi Sky And Sand - PK), ma allo stesso modo un autentico gioiello.
In rotazione fissa sul mio iPod per i prossimi 7-8 mesi.
Per chiudere, tornando al confronto con RAM, il passaggio che realmente fa capire la differenza tra chi finge e chi c'é dentro fino alle ginocchia é rappresentato da Alfonso Muskedunder.
(Stramaledite il fottuto YouTube che non mi da l'anteprima, dovrete cercarvela)
Questa traccia da sola vale l'intero disco dei Daft Punk: più credibile, più 70's, più groovy, nessun retrogusto di plastica, nessun Pharrel - vendo facile - Williams.
Qualora i mascherati decidano di riproporre un disco come RAM, possono tranquillamente ripartire da qui.
Per adesso, Todd Terje for the win.
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