Articolo e fotografie di Alberto Bernes
Ci siamo, o meglio ci siamo stati. Ebbene si, sopravvissuti a 96 ore di quello che per noi è stato uno dei festival più belli dell'anno.
Ma facciamo qualche passo indietro..
Il tutto è iniziato nel migliore dei modi partendo tranquilli tranquilli con il concerto di inaugurazione del festival, nell'anfiteatro romano di Pola. Appena arrivati non possiamo fare a meno di notare che la città ha subito un invasione di british mates che si possono facilmente distinguere grazie alla loro colorazione latte scremato che in pochi giorni diventerà rosso ferrari.
La location è davvero suggestiva ed è sicuramente un buon assaggio di quello che ci aspetta nei successivi quattro giorni.
Sul palco si alternano nomi che hanno fatto la storia della musica reggae e hip hop, tutto inizia con J Rocc che scalda la folla per un Grandmaster Flash che si merita davvero il titolo di grandmaster, facendo un set che ha percorso la storia dell' hip hop partendo da Kool & The Gang, LL Cool J, De la Soul arrivando a Cypress Hill e tutti quelli che ci andavano, è stato davvero uno showman di quelli che proprio non ti aspetti, insomma uno che mette i dischi dagli anni 70 si stuferà prima o poi. E invece no, Grandmaster Rocked the Crowd!
A chiudere la serata The Original Wailers che non ho ancora capito che cosa abbiano di original visto che nessuno dei componenti della band originali suonava. Ma questa è un'altra storia. Sentire delle belle cover di Bob Marley e Peter Tosh è sempre piacevole ma non è stato niente di più, se non fosse per un black out di cinque minuti che li ha lasciati in acustico. Della serie anche i grandi sbagliano.
Finalmente con viva e vibrante soddisfazione, comincia il festival. Già all'inaugurazione ci siamo accorti dell'impeccabile organizzazione dell'evento ed è piuttosto strano che in Croazia le cose funzionino in modo preciso ed impeccabile, è un pò come se fossimo a Westminster più che a Pola. Ovunque è pieno di omini con la giacca gialla che fungono da angeli custodi ai migliaia di partyboys,non possono mancare i classici cartelli "zero drug tolerance, dogs in patrol" che avrei tanto voluto portarmi a casa. Perchè è scontato dirlo ma le droghe sono ormai fuori moda.
La location come ci aspettavamo è davvero fantastica, durante tutto il giorno fino alle 8 di sera ci si può rilassare in spiaggia o sollazzarsi con le selezioni di Dub/Reggae/Funk/Jungle nei due Beach stages. Al calar delle tenebre vengono liberati i mostri della Drum'n'Bass,ma non solo, che si esibiscono contemporaneamente in ben dieci stages (si avete capito bene. dieci). In pratica tutto questo si traduce in, è impossibile seguire tutti gli artisti che vorresti. Ma questa è un altra storia.
La prima notte inizia con alcuni artisti tra i più attesi del festival. Nel main stage, the Harbour, si esibiscono Capleton, Alborosie & Shengen Clan e l'immancabile e sempre più giovane David "The King" Rodigan. Un Alborosie in gran forma che fa muovere i mates e che fa pure un pezzo cantando in siculo, davanti al 90% di folla British cokney che incredula ha qualche flashback de "il Padrino". Ma il più grande showman della serata è sicuramente Rodigan che ho già visto e rivisto ma riesce sempre a farti saltare, tra un pull up e l'altro. Voglio essere anche io così a 63 anni!
Dopo tante belle canzonette reggae è giunta l'ora di andare a scavare con un pò di sana DnB. Ci buttiamo a colpo sicuro al Moat, uno stage incastonato tra le mura del fortino romano, con delle visuals da vero psiconauta in compagnia di Breakage, Dj Die che in back to back ci portano fino alla mattina. Una cosa che mi ha sconvolto è la puntualità di questi bretoni, alle 6 in punto (Ora del Big Ban chiaramente) staccano la musica in tutti gli stage e non ci sono cazzi, anche se stava per partire il drop della tua canzone preferita alle 6 si stacca. Fin qui niente di nuovo direte voi, ma la cosa veramente assurda per un non-inglese come me è che nessuno si lamenta, nessuno chiede un pezzo in più. Tutti quanti come tante pecorelle del nonno di Heidi vanno ordinatamente, smandibolando, verso la propria tana.
Provati ma carichi andiamo avanti a testa alta pronti ad affrontare quella che è stata sicuramente la serata più bella del festival. Nel main stage infatti suona Andy C accompagnato da un MC GQ in super forma e Calyx & Teebee che a forza di double drop hanno spaccato per più di 3 ore. Ballare i ritmi sincopati della migliore drum'n'bass e neurofunk in circolazione insieme ad altre 10.000 persone mi hanno fatto provare le emozioni più intense di tutto il festival.
Chiudiamo la serata con le pesanti ma lente bassline del Mungo's SoundSystem che ci sembrano un toccasana dopo ore di musica a 170bpm.
L'ultimo giorno parte con il set di Bonobo che è davvero emozionante ma la cosa che mi ha più stupito è che ha suonato almeno un pezzo di ogni suo album, con tutta quella malinconia positiva che ti lascia. Quattro salti in compagnia di Benny Page e della sua ragga-jungle da sorriso a 32 denti per poi passare subito a uno degli artisti che più aspettavo Mala in Cuba. Con il suo set live assieme ad altri 3 percussionisti e suonatori di strumenti strani cubani è riuscito a unire la musica dell'isola caraibica con la dubstep e 2step, una cosa che proprio non ti aspetti. Raccomando a tutti di ascoltare il suo album se ancora non l'avete fatto!
Beh, che dire il festival sicuramente è stato una bomba, la musica era davvero elevata qualitativamente e anche i vari sound System negli stage hanno messo a dura prova i nostri timpani e gabbie toraciche. L'organizzazione è stata ottima, l' unico puntino nero in questo bellissimo foglio bianco è stata l'azione della polizia croata che ha visto nel festival una grande occasione per fare cassa e quindi anche con metodi a dir poco discutibili (vedi qui) ha fatto in modo che si creasse un clima di tensione tale che fumarsi una canna in spiaggia ti dava la stessa adrenalina di una rapina in posta. Ma a parte questo evviva l' Outlook Festival!
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