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    Domenica 13 Marzo dalle 14.00 alle 02.00, Villa Bianco. Line up: Giammarco Orsini (Zu, O300f Recordings, Heko Records), Crocodile Soup (RAINBOW), Mattia Fontana (Clique Club), Alex Dima, Munir Nadir, BSKRS, Paolo Macrì..

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    10th Edition - 31 October - Lingotto Fiere

lunedì 12 maggio 2014

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Preview - Sōnar 2014



Dal 21 marzo è primavera, preparate la valigia e metteteci dentro l'anima festaiola, tanto son solo 21 grammi. Manca poco perché ormai si è arrivati al 21esimo compleanno del Sonar.
Il festival non ha bisogno di tante presentazioni, ormai è un appuntamento fisso per migliaia di giovani da tutta Europa e si terrà come sempre nella sua città d'eccellenza, Barcellona, il 12, 13, 14 giugno e ci prometterà nomi del calibro: Dj Harvey, Richie Hawtin, Moderat, Four tet, Massive Attack, Trentemøller e tanti altri ancora.


Se vi fosse capitato di saltare un concerto al quale mai e poi mai avreste rinunciato,  questa è la migliore occasione per rifarsi. Anno dopo anno il Sonar si rinnova senza mai deludere e anche quest anno presenterà diverse anteprime:
"Objekt" è la nuova performance audiovisiva  del biondo canadese. Richie Hawtin aka Plastikman suonerà accompagnato da visual psichedelici trasmessi da un obelisco alto diversi metri, installazione già molto apprezzata e presentata lo scorso anno al Guggenheim di New York.


Se non foste ancora sicuri vi possiamo aggiungere nomi come Royksopp, Jon Hopkins, Theo Parrish, Bonobo, Nile Rodgers, Daniel Miller, Matmos e se ancora resistete e non ne siete convinti, forse è utile sapere che ci sarà la premiere del nuovo progetto dei Massive Attack: un viaggio audiovisivo che pone l'attenzione sulla propaganda politica odierna e sull'eccessivo uso/abuso della tecnologia.


Insomma di ragioni valide per partire ce ne sono abbastanza e se ancora non l'avete fatto comprate il volo e chiudete la valigia.... noi di sicuro non mancheremo.  




sabato 3 maggio 2014

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24HSP#27 - Blavio

Torino è in continuo movimento,
Torino balla,
Torino vuole ballare, saltare, amare e c'è chi l'ha capito.
Dopo una stagione emozionante con ECG e le consolle divise con Catz' n dogz, Mind against, Damian Lazarus e dopo lo Spring Berak di Umago in Croazia ... Blavio è pronto per il passo successivo.
Listen and dance.








mercoledì 23 aprile 2014

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Released this month, not in playlist :-) / 17

Si sa molto poco della vita privata di Joshua Leary, dei suoi gusti musicali, di chi lo ha ispirato e soprattutto di come sia uscito dall'anonimato. Durante un'intervista di Pitchfork ammette di non saperlo neppure lui. Si è limitato a produrre qualche canzone con il suo campionatore e a mandarla ad alcuni amici. E poi gli amici ad altri amici. Poi qualcuno si prende la briga di caricarle su internet e il gioco è fatto: la Tri Angle Records gli propone un contratto. Lui, sbarbatello, con il viso ancora da ragazzino, si ritrova a lavorare per una delle etichette più all'avanguardia del momento. 


Lo incontro a Torino in occasione del suo live per Club2Club 2013. Gioca nei corridoi della Fondazione Sandretto Rebaudengo, prendendo la rincorsa e lasciandosi trasportare dal suo trolley. Nessuno lo prende sul serio finché non si mette sui controlli. Al contrario di molti non porta un banale dj set: i grandi con il nome già affermato fanno dj set. Lui fa un live incredibile. Si diverte, sorride, gioca col campionatore, ma sforna delle tracce da pelle d'oca.  

A marzo 2014 esce il suo nuovo EP, sempre per Tri Angle Records: Waterfall. Già in streaming sul suo sito ufficiale (www.evianchrist.com), è composto da quattro tracce di una maturità incredibile rispetto all'EP precedente. 


Le canzoni risultano di una complessità molto superiore rispetto a quelle precedenti. Lo stile è differente: i synth sono prepotenti, la cassa immensa, i ritmi spezzati e singhiozzanti. 
Sembra il fratellino minore di Rustie. 
Si sente fortissima l'influenza trap, della dubstep, con qualche sprazzo di glitch, in un cocktail esplosivo con un vago sapore di Kuedo e Hudson Mohawke. 


Non si può decisamente definire un EP dai suoni allegri e giocondi come alcuni lavori di Hudson però. Le sonorità sono cupe e incisive. I suoni sono duri, la cassa è profonda, il rullante schiocca ed il tutto è infine "sporcato" da synth persistenti.
 Tutti ingredienti per un disco perfetto e monolitico.


lunedì 7 aprile 2014

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Released this month, not in playlist :-) / 16


Todd Terje, il baffuto (ormai barbuto) sovrano norvegese della disco, esordisce in questi giorni con la sua prima, vera prova di maturità.
Intendiamoci, Todd Terje negli ultimi 2-3 anni ha prodotto alcuni tra i più solidi, coinvolgenti e apprezzati EP dell'intero panorama musicale.
Tuttavia per la prima volta con il suo "It's Album Time" il buon Todd esce dallo schema a lui caro per produrre il primo LP della sua vita.


Ammetto di essere di parte.
Di essere ancora ai primi ascolti.
E di non riuscire a trattenermi dal dire che questo é un album che dovrete consumare, riascoltare, assaporare ogni singolo minuto.
Un disco splendido.
Prima di tutto, questo lavoro rappresenta la migliore risposta possibile a chi sostiene che RAM dei Daft Punk sia un album che scava nel passato rielaborandolo e riproponendolo in chiave medio-moderna-accettabile.
I francesini, come Hollande, non hanno realmente convinto nessuno. 
Sì, bel disco, se non avesse avuto l'elmetto davanti probabilmente avrebbe venduto qualche (vari cifre a più zeri) di copie in meno.
Todd Terje invece, assolutamente NON neofita della scena, riparte effettivamente dalle origini della disco per esplorarlo e rivisitarlo in ogni suo aspetto per proiettarlo e lanciarlo verso orizzonti ancora inesplorati, accelerati e convulsi.
Il tutto in un tripudio anni 70-80, perfetto sottofondo per qualsiasi commedia italiana con inquadrature dall'alto, strade semideserte, inseguimenti tra 126 e radiocronache di Sandro Ciotti la domenica pomeriggio nei bar.
Sole, occhiali ambrati, camicie aperte.


Alcuni altri brevissimi cenni, non potendo le parole raccontare musica e sensazioni: 


Delorean Dynamite ripercorre né più né meno lo schema di alcuni altri treni del ragazzo, come Strandbar ed Inspector Norse. Riempipista dal sapore discretamente paraculo che vorresti sentire ad ogni festa.


Johnny And Mary, ossia emozioni al rallentatore intorno ai 60 bpm. Al primo impatto, la voce di Bryan Ferry sconvolge letteralmente l'architetture e le aspettative di chi si aspettava un disco prettamente da pista, senza momenti di profonda ed autentica intimità. 
Non radiofonica come molte altre tracce elettroniche nel recente passato hanno raggiunto vette abbastanza inaspettate (leggisi Sky And Sand - PK), ma allo stesso modo un autentico gioiello.
In rotazione fissa sul mio iPod per i prossimi 7-8 mesi.

Per chiudere, tornando al confronto con RAM, il passaggio che realmente fa capire la differenza tra chi finge e chi c'é dentro fino alle ginocchia é rappresentato da Alfonso Muskedunder.

(Stramaledite il fottuto YouTube che non mi da l'anteprima, dovrete cercarvela)

Questa traccia da sola vale l'intero disco dei Daft Punk: più credibile, più 70's, più groovy, nessun retrogusto di plastica, nessun Pharrel - vendo facile - Williams.
Qualora i mascherati decidano di riproporre un disco come RAM, possono tranquillamente ripartire da qui.
Per adesso, Todd Terje for the win.







giovedì 3 aprile 2014

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24HSP#26 - Mansarda crew

A Torino ci sono due cose speciali nel mondo della notte:
c'è una nuova realtà in crescita che non tutti ancora conoscono e c'è una solida istituzione che aldilà di tutto ciò che di negativo sta succedendo, ancora resiste.
La prima si chiama Outcast ed è il nuovo Venerdì sabaudo per eccellenza che vede come protagonisti (resident) gli autori dell'ultimo podcast "only for smokers", l'altra è il Doctor Sax, after storico nel cuore di tutti i clubber cittadini e non.
Queste due cose sono quelle che di più accomunano i Mansarda crew, il loro sound viene da lì, sappiatelo.

Enjoy.






martedì 1 aprile 2014

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The Godfather of House Music


Ore 6.30 del mattino, giro di ricognizione mattutino tra alcuni siti musicali di riferimento.
Appare il suo faccione bello, sereno, pacioso e sorridente.
Sotto le tre lettere più inflazionate dell'intero universo WWW.
R.I.P.

Colleghi le informazioni acquisite, ti rendi realmente conto di quanto è successo.
E se sei entrato almeno una volta in un club, non puoi non sentire di colpo un enorme vuoto dentro.
Come puoi descrivere Frankie Knuckles a uno che non ha mai sentito il suo nome?
A chi non ha abusato delle sue produzioni, ripetute migliaia di volte, ascoltate, immortalate a fotogrammi indelebili nella memoria?

Avete presente l'espressione iper inflazionata "20 anni avanti?"
Niente può descrivere meglio the Godfather. 
Anzi, potremmo anche dire tranquillamente 30.
Anno di leva 1955, figlio naturale del Bronx, figlio adottivo di Chicago, cresciuto a pane, jazz e black music.
Amico d'infanzia di Larry Levan (se anche questo nome non ti dice nulla, na sbirciatina a Wikipedia potrebbe aiutare), compagno di vita artistica e di consolle.

Un'intelligenza avanguardistica, una capacità unica di adattare l'estetica dell'arte al  suono.
Primo esempio: tra i primi, se non il primo, a capire l'importanza del mixaggio nei club, l'importanza del creare quel fiume in piena di emozioni e colori tra il dj e la pista.
Secondo esempio: qualsiasi sua traccia è unica ed essenziale. Un insieme di scorci, di pennellate inimitabili, da cui tutti hanno attinto, ma che nessuno ad oggi è riuscito ad eguagliare nella sua importanza.
Rileggere l'elenco dei locali in cui ha lavorato dagli anni '70 ad oggi equivale a ripercorrere lunghi tratti dell'evoluzione della musica house.
Talmente importante da vedersi intitolata la strada del Warehouse a Chicago.
Nell'olimpo dei più rivoluzionari riferimenti culturali ed artistici del Secolo Breve.
Al pari di John Lennon.
Al pari di Andy Warhol. 
Signori e signori, semplicemente Frankie Knuckles.



giovedì 6 marzo 2014

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French fries



Spesso il caso sovverte le regole della ricerca.
Quando tutto viaggia nella direzione della ostinata esigenza di "cose nuove", nella più tipica condizione in cui l'uomo riversa nelle giornate invernali, le ore passate sul computer, indicizzando, catalogando nella sensazione di portarsi avanti, danno modo anche alla più remota delle probabilità di palesarsi da un momento all'altro.
Un viaggio fino all'aeroporto di Nizza dimenticando la chiavetta USB a casa.
Interminabili minuti di silenzio alternati a nevralgici, casuali ed intermittenti cambi di stazione radio sino al momento in cui, una radio francese, per giunta in un programma notturno dedicato all'hip hop, lancia una traccia devastante, potente, che mi fa schizzare la mano sulla manopola del volume sino a sentire le casse grattare, tradite dalla scarsa qualità dei bassi ritrasmessi per radio.
- French Fries -Yo Vogue - 

French Fries, al secolo  Valentino Canzani Mora é un dj e producer di origini Sud americane, trapiantato da bambino in Francia, a parigi, dove conosce l'electro a soli 13 anni.
A 14 anni é gia resident di un locale underground della capitale francese e dimostra di essere uno di quelli che fino al vero esordio nel panorama riesce a non farsi influenzare da calcetti nel culo o producer più grandi di lui che gli fanno da chioccia.
Crudo quanto basta, e indeciso fino ai 16 anni su quale fosse la strada piu giusta da percorrere: hip hop..electro..house..techno..
Che fare?
Beh, Valentino  ha deciso di fare un po di tutto e farlo a modo suo.
Il suo primo EP "ARMA"  è uscito allo scoccare dei 18 anni di età e proprio a 18 anni decide di aprire una etichetta sua, la ClekClekBoom con la quale autoproduce il suo secondo EP: Champagne/Hugz
Dopo il debutto alternerà una moltitudine di lavori e collaborazioni ad una quantità di date davvero da capogiro e solo di recente ha fatto anche gli onori di casa Boiler Room riscuotendo pareri molto positivi dalla critica.
Pur essendo più che altro un amante della techno viene pubblicato anche su Dirtybird, alzando il tiro, e nuotando tra artisti del calibro di Claude Vonstroke, Justin Martin e Catz'n dogz.
Un giovane "animale urbano" sta crescendo.
Vi lasciamo proprio con il pezzo che ce lo ha fatto conoscere, così, per caso.
Buon ascolto.


Scritto da Manuel Domo Giacometti