I raggi del sole che si posavano luminosi sulla passerella - meditava Koji. Entravano come un foglio disteso di luce di carta bianca dai finestrini del corridoio che conduceva ai bagni. Egli li aveva amati, segretamente, appassionatamente. Non capiva come mai gli piacesse la luce del sole che filtrava da quei finestrini. Era una grazia del cielo, veramente sacra, e soprattutto lacerata come le bianche carni di un bambino tagliato a pezzi.
Yukio Mishima - Trastulli d'animali, Feltrinelli
Era già stato a Tokyo altre volte, non aveva voglia di visitare la città e i corsi universitari non erano ancora cominciati, e così trascorreva le sue giornate oziando in camera e fumando tabacco di cattiva qualità. Gli bastava una sigaretta Shikishima per sentire la bocca sgradevolmente secca e avere il desiderio di vomitare. Ma continuava ossessivamente a fumare, storcendo la bocca e lacrimando.
Jun'ichiro Tanizaki - Il dramma stregato, Feltrinelli
"Shimamoto ci rivedremo ancora?"
"Forse", disse lei. Sulle sue labbra aparve un lieve sorriso, come un fumo sottile che si leva in una tranquilla giornata senza vento.
"Forse."
Poi aprì la porta e uscì. Dopo quasi 5 minuti, anche io salii su per le scale per cercare di raggiungerla sulla strada. Temevo che non trovasse facilmente un taxi. La pioggia continuava a cadere e Shimamoto non era più li. La strada era deserta, si vedevano solo le luci dei fari delle macchine sull'asfalto bagnato.
Forse era stato solo un sogno, pensai. Rimasi li fermo a gu
ardare la pioggia. Mi sembrava di essere tornato il ragazzino di dodici anni che nelle giornate piovose restava spesso a fissare immobile l'acqua che scendeva. Quando guardavo la pioggia, senza pensare a nulla, avevo l'impressione che il mio corpo si sciogliesse e che il mondo reale si allontanasse da me.
Ma non era stato un sogno. Tornato nel locale, vidi che dove si era seduta Shimamoto c'erano ancora il suo bicchiere e il portacenere.
Dentro c'erano rimasti i mozziconi di sigaretta che lei aveva spento delicatamente, sporchi di rossetto. Mi sedetti accanto al suo sgabello e chiusi gli occhi.
Haruki Murakami - A sud del confine a ovest del sole, Feltrinelli
0 commenti:
Posta un commento