Negli ultimi tempi ho sentito sempre più persone affermare di ascoltare dubstep quando in realtà si limitavano ad ascoltare Skrillex. Ok, siamo d'accordo sul fatto che Skrillex produca dubstep, ma non è che una goccia nel mare. Al massimo può essere considerato il portavoce della dubstep made in USA; colui che ha dato visibilità ad un genere specificamente underground, ma nulla di più. A parte le caratteristiche peculiari del genere che si mantengono inalterate in quasi tutte le tracce, la musica dubstep risulta molto variegata al suo interno. Si è tentato, e si tenta tuttora, di creare sottogeneri che aiutino a catalogare i pezzi, ma, a mio avviso, con scarsi risultati. Un artista totalmente differente da colui che ho citato sopra, secondo me tremendamente sottovalutato, è Distance.
Essendo inglese, patria originaria della dubstep, i suoi suoni non si avvicinano minimamente ai beat mastodontici tipici degli americani. Scordatevi pezzi che vi facciano pensare a battaglie intergalattiche tra robot e preparatevi piuttosto a tracce dai suoni contorti e avvolgenti. Le atmosfere sono cupe e si ha l'impressione che il suono si avvicini dalla penombra per poi attorcigliarsi intorno a chi ascolta. Tipici di Distance sono poi i momenti di silenzio che spezzano la traccia e lasciano con il fiato sospeso, per fare subito spazio ad un nuovo suono.
Non mancano pezzi più introspettivi, come il remix della traccia Overjoyed di Bastille. La base, potentissima, si concilia perfettamente con la voce dell'autore, dando vita ad una traccia dubstep fuori dalla gran parte degli schemi.
Schiacciate PLAY se volete essere avvolti dalla musica di Distance, tra beat spezzati, suoni contorti e atmosfere che, nonostante i suoni freddi e ruvidi della dubstep, difficilmente lasciano indifferente chi ascolta.
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