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    Domenica 13 Marzo dalle 14.00 alle 02.00, Villa Bianco. Line up: Giammarco Orsini (Zu, O300f Recordings, Heko Records), Crocodile Soup (RAINBOW), Mattia Fontana (Clique Club), Alex Dima, Munir Nadir, BSKRS, Paolo Macrì..

  • MOVEMENT 2015

    10th Edition - 31 October - Lingotto Fiere

venerdì 28 dicembre 2012

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TO HAVE / 10 (2012 must have)

Se state guardando questa piccola raccolta di 24
 vuol dire che siete sopravvissuti al 21 dicembre. 
Oppure semplicemente vi interessa sapere quali sono gli oggetti 
che hanno attirato la nostra attenzione durante quest’anno.

Tote bags


Informali e casual allo stesso modo, quelle in tessuto son le più gettonate: colorate,
o con frasi ad effetto, simbolo dell’easy-goin'.

Borchie


Un tempo simbolo punk ora sdoganate da ogni stilista o tarocco di marca.
Quest'anno son state messe davvero ovunque: scarpe, giubbotti, 
jeans, borse, bracciali, collane, cinture. 

Fur coat



Assolutamente sintetiche oppure vere, ma vintage. 
Siete ancora in tempo a chiedere alla mamma se ne ha
una da rispolverare nell’armadio.

 Wooden watches


La tendenza all’ecologico si attacca al braccio con gli orologi di legno che stanno spopolando 
fra coloro che seguono pedestremente i dettami della bibbia dell’oggetto di design... dell’ultim'ora.

Cup cakes


Muffin. Glassati, colorati, di design, stucchevoli per lo più, ma pur sempre muffin. 
Quest’anno li abbiamo visti su tutte le riviste e i programmi di cucina, stampati sulle borse, 
riverite da pubblicità che ti spingono a seguire corsi di cake design in puro american style. 
Carini a vedersi, ma dopo il primo morso? Rimaniamo al tiramisù, forse è meglio.


That's all folks
 and remember..


BUON 2013!


giovedì 27 dicembre 2012

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24HSP#19 - La Moustache (NYE 2012 edition)

F R E S H .
punto.
                         24HSP#19 - La Moustache (NYE 2012 edition) by 24 Hour Smoking   People on    Mixcloud


giovedì 20 dicembre 2012

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Focus on Distance

Negli ultimi tempi ho sentito sempre più persone affermare di ascoltare dubstep quando in realtà si limitavano ad ascoltare Skrillex. Ok, siamo d'accordo sul fatto che Skrillex produca dubstep, ma non è che una goccia nel mare. Al massimo può essere considerato il portavoce della dubstep made in USA; colui che ha dato visibilità ad un genere specificamente underground, ma nulla di più. A parte le caratteristiche peculiari del genere che si mantengono inalterate in quasi tutte le tracce, la musica dubstep risulta molto variegata al suo interno. Si è tentato, e si tenta tuttora, di creare sottogeneri che aiutino a catalogare i pezzi, ma, a mio avviso, con scarsi risultati. Un artista totalmente differente da colui che ho citato sopra, secondo me tremendamente sottovalutato, è Distance.



Essendo inglese, patria originaria della dubstep, i suoi suoni non si avvicinano minimamente ai beat mastodontici tipici degli americani. Scordatevi pezzi che vi facciano pensare a battaglie intergalattiche tra robot e preparatevi piuttosto a tracce dai suoni contorti e avvolgenti. Le atmosfere sono cupe e si ha l'impressione che il suono si avvicini dalla penombra per poi attorcigliarsi intorno a chi ascolta. Tipici di Distance sono poi i momenti di silenzio che spezzano la traccia e lasciano con il fiato sospeso, per fare subito spazio ad un nuovo suono.    



Non mancano pezzi più introspettivi, come il remix della traccia Overjoyed di Bastille. La base, potentissima, si concilia perfettamente con la voce dell'autore, dando vita ad una traccia dubstep fuori dalla gran parte degli schemi.   




Schiacciate PLAY se volete essere avvolti dalla musica di Distance, tra beat spezzati, suoni contorti e atmosfere che, nonostante i suoni freddi e ruvidi della dubstep, difficilmente lasciano indifferente chi ascolta.

martedì 18 dicembre 2012

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Hold tight with Macromism


Volete i nomi di due giovani talentuosi dell’elettronica made in Italy
Eugenio e Mattia, in arte Macromism. 
Sulla scia minimal techno si sono fatti spazio nella scena internazionale 
con realese dai ritmi pulsanti, 
sonorità dai tratti taglienti che sforano nella tech house a volte allungata da vocalità cupe.

La loro musica ha ricevuto supporto e apprezzamenti da big come Pan-pot, 
Tobi Neumann, Adam Beyer, Gregor Tresher, Monika Kruse. 
Etichette discografiche di fama internazionale hanno pubblicato le loro produzioni tra cui SCI+TEC a cui fa capo Dubfire o Rawthentic Music di Carlo Lio con la bomba “Groover EP” per citarne due. 



Ultimo arrivo in casa Macromism è Life On rilasciata su KNM,WTF! Music, Wasabi Recordings e City Life. 
La realese ricorda alcuni sound sperimentali dei primi anni ’90, il ritmo è vivace e convincente e promette hands-up al suo lancio.

Questo giovedì, 20 Dicembre, saranno al Club Gamma. 
Serata giusta per conoscere da vicino i futuri volti della scena elettronica italiana. 
E non solo.

mercoledì 12 dicembre 2012

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Released this month, not in playlist :-) / 10

 
L’ultima fatica di Erol Alkan su !K7 ricalca fedelmente quelli che sono i canoni standard delle selezioni della celebre organizzazione inglese Bugged Out: doppio CD, uno da dancefloor, uno da ascolto.
Semplici, chiari, decisi. 

Another Bugged Out Mix è un disco per una pista, bollente.
Consiglio: non leggete la playlist prima di premere il tasto play. Probabilmente il primo disco scelto vi farà pensare ad una selezione chiaramente electro, come da abitudine del produttore UK.
Ma già dalla seconda traccia, sarà premura del buon Erol sbalzarvi in pieno contesto anni 80, dove sventagliate acid faranno da contorno a occhiali improponibili, capelli cotonati e gli esordi di un baldanzoso Micheal Jeffrey Jordan.
MJ 23 ---> Chicago --->  HOUSE.
Universalmente riconosciuta come la Mecca del genere, la windy town torna a più riprese nel disco. (“IN FLAGRANTI – Gridlock” e il vocal ossessivo “Chicago…chicago”), che è chiaramente un omaggio alla “sua” House Music.
Tuttavia, l’errore in cui si potrebbe incorrere, è quello di pensare che questo sia l’ennesimo disco ancorato al passato.
Sbagliato. 


Erol con un accurata selezione bilancia nuova scuola con la vecchia, tenendo particolarmente da conto le ultime produzioni e i nuovi cavalli di razza del genere (per maggiori informazioni, chiedere del signor Edgar, di nome Jimmy).
Sparse qua e là nel mixato, vere e proprie bombe, (Umba - Concussion) alternate, come detto in precedenza, a vere e proprie lezioni di musica elettronica (lacrimoni sul Juan Atkins degli esordi con le sue prime produzioni sotto lo pseudonimo di  model 500).
Un disco mixato con sapienza, cura ed equilibrio, che dimostra a tutti come a volte il nuovo non sia altro che la degna prosecuzione della vecchia scuola (Factory Floor ‎– Two Different Ways ).
Degna di nota, nonché splendida, l’incessante progressione di Agoria - Speechless ft Carl Craig (Gesaffelstein remix).
Unica scelta veramente dubbia è stata la riproposizione del tormentone Kompakt, Kölsch – Opa. Trito e ritrito, leggera sbavatura nell’affresco dipinto.
Il primo CD si chiude con l’onirica cavalcata, Forever Dolphin Love (Erol Alkan's Extended Rework Version 2), quasi a voler far presagire quali saranno i canali emozionali su cui si sposterà il secondo mixato.
 

E' probabilmente con il secondo disco che Erol ha fatto guadagnare al suo lavoro la candidatura a Miglior Compilation del 2012.
Nel Bugged In regna un atmosfera onirica, soffusa, che avvolge l'ascoltatore, mostrando un lato del tutto inaspettato e coraggiosamente intimista del musicista inglese.
Echi anni 60 (Biblio - All The Flowers) intrecciati al post punk (The Make Up - I'm a Pentagon), elementi mistici conditi da rarità assolute (alzi la mano chi di voi conosceva The Space Lady - Major Tom), con un occhio sempre puntato al futuro (l'irlandese classe 1990 - sì, sentitevi vecchi - Space Dimension Controller con la sua The Love Quadrant).

Nota personale: pura gioia per aver letto nella tracklist il nome di Jai Paul, poliedrico artista francese che un po' dipinge, un po' produce. Anche qui, la sua Jasmine casca a pennello.
A chiudere il disco, l'emozionante Soaring and Boaring di Plush, nome d'arte del cantante Lyam Hayes. Canzone dall'anima soul, che al primo ascolto fa tornare in mente il mai abbastanza compianto Curtys Mayfield. Elemento comune tra i due? Ovviamente la città natia, Chicago.
Perché è in questa città che questo disco nasce, cresce e trova la sua naturale e delicata conclusione.


CD1: Bugged Out
  01. Smith n Hack - To Our Disco Friends
  02. Ron Hardy - Sensation (Obi Blanch edit)
  03. In Flagranti - Gridlock
  04. Seaside Houz Boyz -From A Man's Journal
  05. Umba - Concussion
  06. Jimmy Edgar - This One's For The Children
  07. Model 500 - No UFO's (D-Mix)
  08. Unovidual and Tara Cross - Comme Je Suis (Based in the Sling & Samo mix)
  09. Agoria feat. Carl Craig and La Scalars - Speechless (Gesaffelstein Remix)
  10. T.S.O.S. - Over And Over
  11. Scuba - Never
  12. Secondo - Discombabulate
  13. Amin Peck - Girls On Me
  14. N.Y. House'n Authority - Ravenswood House
  15. Jared Wilson - Let Your Body Make Your Body
  16. Factory Floor - Two Different Ways
  17. Children Of The Night - It's A Trip (Mike Hitman Wilson's Mix)
  18. Gingy and Bordello - Body Acid (KiNK's on Acid Remix)
  19. Spandex - The Bull (Erol Alkan Rework)
  20.
Kölsch - Opa
  21. Connan Mockasin - Forever Dolphin Love (Erol Alkan Rework Version 2)

CD2: Bugged In
  01. Jan Hammer Group - Don't You Know
  02. Matthew Herbert - Leipzig
  03. Bibio - All The Flowers
  04. Michael Head - Queen Matilda
  05. Adjagas - Mun Ja Mun (Instrumental)
  06. Gorky's Zygotic Mynci - Miss Trudy
  07. Mickey Moonlight - We'll Meet Again (Bugged In Mix)
  08. The Make Up - I Am Pentagon
  09. Dibidim - Badminton Bay
  10. The Space Lady - Major Tom (Coming Home)
  11. Jai Paul - Jasmine (Demo)
  12. Margot - Voci Giaga
  13. Chromatics - A Matter Of Time
  14. Space Dimension Controller - The Love Quadrant
  15. Robert Wyatt - At Last I Am Free
  16. Walls - Gaberdine (Nathan Fake Ambient Version)
  17. Buffalo Springfield - Expecting To Fly
  18. Plush - Soaring and Boring
 

giovedì 6 dicembre 2012

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Russell Whyte aka Rustie: suoni come spade di vetro

Russell Whyte, meglio noto ai più come Rustie, è un artista scozzese molto eclettico. Non lasciatevi ingannare dalla sua espressione da ragazzino sbarbatello perchè, quando meno ve l'aspettate, se ne esce con un pezzo dai suoni così potenti da togliervi il fiato.
Attualmente registra per la Warp Records (per la quale incidono artisti del calibro di Aphex Twin e Prefuse73). Le sonorità risultano molto influenzate dalla musica dubstep, farcite con suoni densi e melmosi (soprattutto per quanto riguarda i suoi lavori più vecchi, mentre in quelli più recenti tendono a diventare più limpidi), campionamenti da videogiochi 8bit, virtuosismi sonori che sfiorano il genere glitch (da alcuni definiti "aquacrunk") e una cassa che arriva sempre come una martellata. Questo è Rustie.
Schiacciare play con un suo disco nell'impianto è come catapultarsi in un videogame dalle atmosfere cupe e inquiete. Queste però tendono a diventare più allegre e giocose già nell'EP Sunburst, il quale, nonostante i suoni arditi, è più disteso. L'ultima sua fatica, l'ultimo livello del videogioco, verrebbe da dire, è Glass Swords: i suoni risultano cristallini e niente descrive meglio del titolo dell'album e della sua copertina l'idea che attraversa il disco.
La copertina dell'ultimo album di Rustie: "Glass Swords"
Insomma, se anche voi, come un personaggio di "The Legend Of Zelda" (videogioco dal quale Rustie ha campionato vari suoni), volete risalire dai bassifondi melmosi di una palude fino alla cima di una montagna innevata, difendendovi dalle insidie con una spada di cristallo, non avete che da ascoltare in successione i lavori del nostro Russell.

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Urban life frame: la bicicletta

Sarà la crisi economica, la benzina alle stelle o tutti più ambientalisti, 
eppure udite, udite la vendita delle bici in Italia supera quella delle auto. 
Non ai tempi di “Ladri di biciclette", ma ora nel 2012.



La bici è easy
Un buon sound nelle orecchie e schizzi fra le macchine sprezzante del traffico, 
lasci spazio alla spensieratezza e ti fai la tua buona dose di libertà a pedali. 
Ma c'è di più. 


La cycle mania è un fenomeno dilagante. 
La bici fa tendenza.
Contraddistingue chi la utilizza, identifica uno stile di vita. 
Parla a gran voce di chi le sta in sella.
Fa sì che non si cada nella “depersonalizzazione ”metropolitana.
Ed è qui che vi è lo scarto tra semplice mezzo a oggetto di design, 
da un “cosa” si salta a un “perché”.






La tendenza odierna la vuole minimalista, leggera e a scatto fisso.
La bici fissa è pura, essenziale ma al contempo sofisticata. 
Nata come un mezzo autoprodotto, 
ora la si ritrova tanto legata fuori dai locali trendy di Milano,
 quanto davanti a uno dei pub di Shoreditch.





Se non vi manca la fantasia telai, selle, pedali, ruote
 penseranno loro a personalizzare il vostro mezzo. 
Ma sopratutto faranno la differenza fra una bici insipida e una con del carattere. 
 E poi per dirla tutta, girare con un pezzo di design a due ruote 
non lascia di certo  indifferente nessuno.


Il mercato è florido: in molte città europee è ormai facile trovare 

negozi specializzati in particolari modelli. 
E l’artigianato italiano, anche in questo caso, la fa da padrone. 
Notare qualcuno che sventra il traffico in sella a una Cinelli o 
una Bianchi a Berlino o a Copenaghen inorgoglisce.




Più ci si addentrata nella tana del Bianconiglio, più si scopre quanto è profonda.
Si diffonde il Cycle Chic, termine coniato dal canadese Mikael Colville-Andersen, 
che esalta il rapporto fra la bici e lo urban life style
L’inaugurazione di un negozio diventa un evento che raccoglie una subcultura metropolitana.
Vincono i colorati mercatini dell’usato sugli asettici big stores
prendono piede lavori come il  bike messenger 
le alleycat race diventano eventi di larga partecipazione.




Herbert George Wells, scrittore inglese, amava ripetere: 
“Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per il genere umano ci sia ancora speranza”. 
Non ci resta che sperare. 



giovedì 22 novembre 2012

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Interview / Rudemates

C'è un movimento intero che negli anni è rimasto inesplorato da parte nostra ma che in questi ultimi tempi comincia ad intrigarci.
Il movimento electro.

Per non rimanere impantanati nella nostra ignoranza abbiamo incontrato i Rudemates (Luca  e Baldo), duo torinese al centro della rinnovata scena electro italiana, fresco fresco di Movement 2012 e di una performance appena prima dei 2 Many djs al main event del 31 ottobre.



 Come mai l'electro e come mai ora? Cosa vi ha dato l'input per credere così tanto in un genere che sembrava morto? 

Baldo: Quello che abbiamo avuto più di altri è stato il coraggio. Il coraggio di investire su un genere che, come hai detto tu, tutti definivano sepolto.
Genere che però ora ha anche ripreso ad evolversi...come tutto intorno a noi, e si avvicina ad un concetto di concerto che appassiona proprio perchè mai buio e monotono ma sempre vivo ed entusiasmante, piace alle ragazze ed ai ragazzi, si fa cantare e ti fa ballare.

Fra di voi c'è una grande differenza di età ed esperienza ma siete comunque riusciti ad amalgamarvi bene direi. Come?

Baldo: Sono proprio le nostre differenze a fare la nostra forza: lui ci mette l’esperienza, io ci metto la voglia. Per il resto a me esalta maggiormente la produzione che è poi la ragione per cui ho deciso di intraprendere questa strada. 

Luca: il rapporto vecchio/giovane nei Rudemates credo sia "saldato" da una smodata passione per la musica di entrambi, il che permette a Baldo di gestire il tutto con il piglio di un professionista, e dà al sottoscritto la voglia di fare di un teenager, rendendoci intercambiabili quando serve, e dandoci la possibilità di spostare "l'asticella" sempre più in alto, per cercare di migliorarci sempre.


Qual'è il rapporto con il djing nel mondo dell’electro?

Luca: è una concezione un pò diversa rispetto ai canoni di altri generi, i dj set in linea di massima non superano l'ora, anche perché è un genere parecchio coinvolgente anche per chi lo suona, dove la performance artistica e quella fisica si intrecciano per trasmettere una carica positiva al dancefloor, da chi salta insieme al pubblico sulle ripartenze, per arrivare agli estremi di chi conclude i propri dj set facendo stage diving sulla folla. Quindi, per il mio punto di vista, è imperativo trasmettere il proprio "vibe" al pubblico, rendendoli partecipi il più possibile.

Baldo: Questo è un tema a me molto caro: quello della perfomance del dj nella seconda decade del 2000. Credo che il pubblico si stia stancando di vedere la gente mettere i dischi; il mistero del mixaggio si è oramai sciolto e un po’ tutti sanno che il computer ha reso tutto tecnicamente più “semplice”. Questo chiaramente valorizza l’importanza della selezione, ma, soprattutto nell’electro, la necessità di una spintina in più verso la direzione della performance live. 
È importante che il pubblico si chieda “che stanno facendo lassù?”. Noi ci stiamo lavorando.

Si sta quindi trasformando radicalmente il rapporto forma / sostanza? Supporto / musica.

Baldo: Una risposta chiara non c’è e necessiterebbe di un saggio per valutarla. Ciò che è sicuro è che le cose “vanno di moda”. E se “non vanno più di moda” bisogna reinventarle. 

In questo cambiamento sostanziale del mondo dei club e della musica elettronica quale contributo ha dato il marketing via via sempre più aggressivo?

Luca: Il marketing attualmente è direi basilare, almeno per quanto ci riguarda, sopratutto nel momento in cui la diffusione della serata,di un marchio o di un artista può arrivare su fasce di pubblico parecchio distanti dai suoi frequentatori (Social Networking, You Tube, Instagram, etc, Music Clouding) non fermandosi al semplice passaparola di chi già ti conosce o frequenta i tuoi parties. 
Essendo quindi per noi un aspetto molto importante, cerchiamo di essere il più possibile attenti a piacere ai nostri attuali followers nei club, e a cercare di essere il più affascinanti possibile nei confronti di nuovi supporters, utilizzando tutti gli strumenti che l'universo del djing 2.0 mette a nostra disposizione. 


Attualmente uno in particolare tra i vari progetti che avete in ballo, sta avendo un discreto successo, SAY YEAH: 

Luca: Sì, Say Yeah é un progetto artistico a tutto tondo, ancora giovane (nato a Settembre 2011), con l'intento proprio di rendere mainstream il genere musicale electro, nelle sue varie sfaccettature, del quale possiamo definirci "pionieri subalpini", supportando un movimento che altrove (Europa e USA) è già ben diffuso e radicato.
Grazie anche al supporto di business partners importanti come Movement, siamo riusciti a portare a Torino nomi importanti e nuovi talenti come Deadmau5, 2 Many Dj's, Bloody Beetroots, NT89, Mumbai Science solo per citarne alcuni e prossimamente Kavinsky.



Quali sorprese ha in serbo per voi e per noi il futuro?

Luca: Potrebbe sembrare una banalità, ma per quanto mi riguarda il futuro è adesso. Il progetto Rudemates è attivissimo con
Say Yeah per il clubbing, e con Movement per quanto riguarda i festival.

Vedendo per entrambi crescite esponenziali, direi che è giusto concentrarsi al meglio su questi progetti.

Discograficamente parlando invece, abbiamo in cantiere diversi ep, con influenze diverse, qualcuno future techno, altri più electro oriented. Tutti in uscita entro la fine del 2012 e primi mesi 2013.

mercoledì 21 novembre 2012

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Movement Torino Music Festival 2012 - Diary


Dopo un'attesa infinita, seguita dall'annuncio della line up, finalmente arrivano i giorni in cui Torino si appresta a vivere una settimana di vero clubbing. Sono i giorni di Movement, il festival di musica elettronica che ormai da un paio d'anni esalta tutto il Nord Italia. 

Quest'anno il festival si è svolto tra il 27 di ottobre e il 3 di novembre, ed è stato anticipato da numerosi party denominati "Road To Movement", che hanno visto la partecipazione di artisti quali Guy Gerber, Soul Clap, Julio Bashmore, Wolf + Lamb e molti altri. 


Opening party.

Lumiq Studios, Torino, 27 ottobre.
Già di per sè la parola Circoloco fa venire in mente momenti di puro delirio, ma se poi in consolle ti ritrovi Seth Troxler, The Martinez Brothers, Renè e Sossa, il gioco è presto fatto. 
E se poi provi a pensare che i bassi rotolanti dei giovani fratelli americani si fondevano alla perfezione con le sonorità più acide e progressive del fondatore di Visionquest il tutto comincia ad acquisire contorni un pò pazzi.

The Martinez Brothers & Seth Troxler
Ma se poi realizzi anche che il back to back di oltre 5 ore è stato programmato in uno studio di registrazione televisivo totalmente insonorizzato e dotato di un impianto audio fuori dal comune cominci a domandarti come hanno fatto 1.500 persone ad uscire tutte sulle loro gambe da lì dentro il 28 ottobre alle 5 del mattino.
Unica direzione conosciuta a quell'ora dalla folla saltellante?
Beh, il Pier club dei Murazzi, dove Seth e i Martinez hanno continuato a tenere tutti svegli fino all'una del pomeriggio.
Non male come apertura.
Roba da fare la conta dei superstiti a fine serata.


Main show.

Torino Esposizioni, Torino, 31 ottobre.
Il main show, come dalla prima edizione, ha avuto luogo il 31 ottobre, ma quest'anno gli organizzatori hanno deciso di cambiare la location trasferendo il festival a Torino Esposizioni, presso il padiglione 5. Una location esclusiva, facilmente raggiungibile dai mezzi pubblici e con un ampio parcheggio. Si sono esibiti in questo final show i 2MANYdjs, alla loro seconda apparizione al festival e Chris Liebing, vero protagonista dell'evento che ha proposto un set in perfetto stile CLR, con il sound che lo ha consacrato come uno dei dj techno più richiesti degli ultimi anni. Vero peccato solo la mancanza di MAETRIK aka Maceo Plex, che ha dovuto annullare la sua comparsa per un infiammazione al nervo uditivo.  A sostituirlo il beniamino del pubblico torinese Lollino che a cavallo tra Liebing e Ali Shirazinia in arte Dubfire non ne ha fatto di certo sentire la mancanza.

Chris Liebing
Nella seconda sala, si sono invece esibiti nell'ordine Shaun Reeves e i Cobblestone Jazz (trio formato da Mathew Jonson, Daniel Tate e Tyger Dhula) che hanno infiammato il pubblico con un live di grande caratura. 
A seguire i Tale of us ed in chiusura un super Davide Squillace. E' bello finalmente riconoscere tre italiani in chiusura al festival "elettronico" forse più importante della Penisola.

Tale of us
E a fine serata?
A fine serata di corsa verso il Jam club dove alle 6 del mattino iniziava l'after party ufficiale con Dixon & friends...ogni descrizione di quel che è stato, dalla musica all'atmosfera, sarebbe superflua ed insignificante.
LA FESTA.

Closing party.

Jam club, Torino, 3 novembre.
La festa di chiusura ha avuto luogo al Jam Club con una line up da far drizzare i capelli: in consolle c'erano il trio formato da Dan Ghenacia, Dyed Soundorom e Shonky chiamato APOLLONIA ed uno dei padri fondatori della techno, Derrick May. 
Derrick si è esibito in un dj set da brividi, suonando vinili con maestria e facilità, senza fossilizzarsi su Detroit ma mettendo veramente groove di ogni tipo, tutto e di tutto, uno dopo l'altro, non una sbavatura. 

Derrick May
Per quanto riguarda invece Apollonia si può certamente dire che sia il trio delle meraviglie: deep e tech house che solo loro sanno suonare in quello che è stato forse il migliore dj set dell'intero festival.



Thanks to: 
Fotografi Movement per le immagini
Simone Giletta per il testo

sabato 17 novembre 2012

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24HSP#18 - Massimo Iannece

Nobody listen to techno diceva qualcuno, ma io non sono d'accordo.
Forse non troppa gente ascolta la techno quella vera, quella che suona Massimo, quella che profuma d'analogico, però ormai tutti ascoltano techno. Persino su MTV troviamo la techno.
E questo è il punto, perchè questo è il bello...che se ti guardi intorno trovi ancora qualcuno che si emoziona per quelle melodie oscure che negli ultimi anni un po' si son perse.
E' la dura legge della dub.
Ma ci piace così.



mercoledì 24 ottobre 2012

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Interview / Yaya

In un anonimo pomeriggio d'estate, prima ancora che suonasse all' Enter @ Space, al Time warp di Milano e di nuovo allo Space con i suoi amici di Savana Potente, ho incontrato Yaya in un locale di Vanchiglia e ce la siamo contata un po':

Com'è iniziata la tua carriera da dj?

In realtà mi sono avvicinato alla musica suonando le percussioni quando avevo15 anni.
Ho continuato nei locali per un po'di tempo ma solo dopo un paio d'anni mi sono comprato i miei primi piatti, i primi vinili eccetera...
I primi tempi suonavo a Torino in piccoli bar o localini..dopodichè son passato ai Murazzi e comunque in location sempre più grandi per poi arrivare a suonare praticamente in tutti i club della città...


E poi? L'isola...?

Sì e poi l'Isola, dici bene. A 18 anni ho preso la decisione e sono andato ad Ibiza per la stagione estiva, volevo provare a suonare lì...e così ho fatto per un paio d'anni...su e giù...6 mesi a Torino e 6 mesi ad Ibiza...

Una scelta che ha stravolto la tua vita...in positivo ovviamente...

Sicuramente.
A 20 anni ho suonato per la prima volta allo Space e devo dire che pian piano le date nel resto dell'Italia e in Europa cominciarono ad arrivare...

E da quel momento in poi?

Ricordo come se fosse oggi i primi pullman organizzati dagli amici per le mie trasferte a Milano...amici con cui poi ho vissuto tutte le Ibiza fino al 2008 ... una cosa che mi ha sempre aiutato a crederci sono stati proprio loro, che da sempre mi hanno supportato e accompagnato in ogni mia avventura...
Poi nel 2008 ho cominciato a suonare allo Zoo Project, evento da 4.000 persone a serata che mi ha aperto a nuovi ambienti, nuovi contatti e al circuito inglese.

Da dove arriva la tua musica?

Innanzitutto mio padre era un musicista e mi ha fatto crescere con musica afro e soul nelle orecchie da che ho memoria.
Dopodichè negli anni ho sempre ascoltato funky e house, i pilastri americani tipo Frankie Knuckles, Tony humphries, Kenny Carpenter ecc..

Parlami delle tue release e dell'amicizia nata con Loco Dice:

A Loco Dice è arrivato un mio EP e dopodichè mi è stato presentato da Max LSP (Savana Potente), a conferma del fatto che io devo moltissimo alla mia organizzazione diTorino che ha creato tutta una situazione attorno a me.
Nel 2009 esce il mio primo EP su Desolat seguito da una traccia nell'X-sampler del 2010. Nel 2010 sono poi entato nel roster Desolat e in Artist alife in cui ora c'è Tobias che gestisce tutte le uscite... preferibilmente in vinile, in digitale solo su etichette di un certo spessore.
Poi nel 2011 ho pubblicato un nuovo EP su Desolat e nel 2012 il Cadenza con Francisco Allendes.


Raccontami un aneddoto:

Il mio primo disco uscito su Desolat nel 2009 se lo sono tatuati due dei miei migliori amici..uno sul braccio e l'altro sulla coscia...


A cosa ti ispiri per fare musica?

Un giro di basso, che solitamente non centra nulla con la musica elettronica...una melodia di una canzone. Sicuramente a Ibiza mi ispiro un sacco però poi la musica la realizzo qui a Torino nello studio che ho con Claude.

Qual'è la tua esperienza più allucinante in consolle?

Row 14 – terrazza imballata di gente, io dovevo chiudere e ci sono rimasto male. Ho visto quella terrazza riempirsi sempre di più fino a vivermi la serata più emozionante della mia vita in consolle.
A inizio serata mai e poi mai avrei immaginato una festa così.