Domenica 13 Marzo dalle 14.00 alle 02.00, Villa Bianco. Line up: Giammarco Orsini (Zu, O300f Recordings, Heko Records), Crocodile Soup (RAINBOW), Mattia Fontana (Clique Club), Alex Dima, Munir Nadir, BSKRS, Paolo Macrì..
Barcellona, Febbraio, mare, sole 17 °C, Micro Mutek Festival.
Il volo Caselle-Girona è una certezza 25€ a/r, compagnia low cost, più competitivo di un frecciarossa Torino-Milano. Ma non perdiamoci in chiacchere, vi voglio raccontare il clima di festa e di buone vibrazioni che si possono percepire in una città come Barcellona durante l'edizione spagnola del MUTEK. Dopo aver prenotato il volo per una vacanza "tranquilla" ho scoperto che dal 6 al 9 Febbraio si svolgeva il Micro Mutek Festival, quindi insieme al team di 24HSP decidiamo che non potevamo farci scappare un occasione simile. Il Mutek festival ha origini in Canada circa 13 anni fa, ispirato da musica e arti digitali. A "Barça" lo troviamo in un formato ridotto, in unica data europea e per questo prende il nome Micro MUTEK Festival, anche se alla fine dei conti non è poi così tanto Micro.
Cammino per Barcellona, e ho già ritirato al Convent Sant Agustì il mio braccialetto fuxia con il quale posso accedere a tutti gli eventi del festival. Il Convent Sant Agustì è un vecchio convento che è stato ristrutturato e viene utilizzato per diversi eventi e presentazioni. In questa occasione è stato utilizzato dal festival come una vera e propria sede dell'organizzazione e qui si sono tenute le principali interviste, conferenze e installazioni audio-visive.
DAY 1 Purtroppo i giorni e il tempo a disposizione sono sempre pochi, ma riusciamo lo stesso a presentarci all'inaugurazione del festival in (Estaciò De Francia). Sì, avete capito bene, nella stazione dei treni di Barcellona. L'area che ospita l'evento è una vecchia area ristoro della stazione utilizzata ancora oggi come bar, adibita per l'occasione ad ospitare la serata d'inaugurazione. Immaginate di ordinare il vostro vodka-tonic appoggiati ad un bancone di marmo bianco, soffitti alti, colonne barocche e Laurel Halo, magia!
DAY 2 Tenutosi all'interno del Club Moog a due passi dalla Rambla, ha visto alternarsi Astroboyz, The Mole e Dewalta
DAY 3 Veniamo accolti in uno dei locali storici della città spagnola l'Apolo, conosciuto anche come Nitsa Club (teatro/sala concerti e discoteca) per assaporare gli innovativi suoni d'oltremanica di Jon Hopkins e Vessel.
DAY 4 _ last night Sempre al Nitsa abbiamo potuto godere della serata finale del festival... protagonista assoluto: Jeff Mills con il nuovo live "Jungle Planets".
Barcellona è una città che come sempre mi fa sentire a casa, il Micro Mutek è stato un festival finalmente alternativo, dove si è voluta mettere in primo piano la conoscenza della musica e delle arti visive, rendendola alla portata di tutti. Un ringraziamento speciale a Valentina Adorni che ha realizzato per noi le foto al festival.
Le parole chiave di questo articolo sono Egadz ed MPD. E' impressionante cosa riesca a fare Egadz con un MPD Akai tra le mani. Basta ascoltare uno dei suoi dischi o guardare uno dei suoi video per rendersene conto. Proprietario dell'etichetta discografica Kid Without Radio, Egadz è un artista, purtroppo poco conosciuto, dello scenario musicale undergroung di San Francisco. La sua fama non rispecchia minimamente le sue doti: dategli un MPD e capirete cosa voglio dire.
Le sue produzioni risultano molto influenzate da diversi generi musicali. Egadz definisce la sua musica come IDM o elettronica sperimentale. Personalmente penso che il secondo termine sia molto più appropriato: ciò che fa Egadz infatti è proprio sperimentare. I suoi pezzi sono spesso caratterizzati da beats hip hop e trip hop, ma altrettanto spesso questi risultano contaminati da elementi drum and bass. I reef melodici immancabili il più delle volte vengono prodotti da pianoforti, tastiere o MPC/MPD. Il tutto farcito con i suoni elettronici più disparati e qualche volta anche da campionamenti (spesso voci robotiche, fredde e distaccate).
Le atmosfere trasmesse dalle sue creazione sono altrettanto variegate. Si alternano atmosfere rilassate, stimolate dai beats, e atmosfere incalzanti e frenetiche. Il piano e le tastiere, quasi sempre presenti, accompagnano chi ascolta in uno stato di dolce malinconia, tranquilla monotonia, per sfociare tuttavia qualche volta nella disperazione (come per esempio in "The last song I played for you").
Non mancano poi suoni onirici ("Depth of forsight") e atmosfere ambient con spiragli di positività che però non raggiunge mai picchi di gioia, ma si limita alla tranquillità e alla pacatezza che può trasmetterti una giornata soleggiata trascorsa a pensare.
Inquietudine, disperazione, malinconia, ma anche tranquillità e serenità sono solo alcune delle sensazioni che riesce a trasmettere un artista come questo, attraverso i suoni più disparati. Questo e molto più è Egadz.
"Dema is played, charted and supported by Sven Vath, Laurent Garnier, Richie Hawtin, Paco Osuna, Adam Beyer, UMEK, Butch, Monika Kruse, Dubfire, Carl Cox, Stephan Bodzin, Groove Armada, Joseph Capriati & many more....."
Anche per chi non conoscesse l'inglese, serve aggiungere altro?
Phantom
Papers EP è un disco, a mio avviso, meraviglioso che purtroppo non ha avuto neanche la
metà della risonanza che meritava di avere.
Esce nel 2010 per Immerse records; l'autore è Late, al secolo Lauri Ampuja, produttore finlandese originario di Helsinki.
La copertina dell'EP Phantom Papers
Definire
il suo genere non è semplice: UK garage con influenze 2-step,
dubstep e ambient.
Già
dopo il primo ascolto salta immediatamente all'orecchio la somiglianza delle sonorità
di Late con quelle del maestro di Bristol Burial. Le atmosfere risultano cupe, nebbiose, quasi siderali. Profondi echi lontani, riverberi e delay
contribuiscono a delineare paesaggi freddi e desolati, insieme a
vocals malinconici, persistenti e spettrali.
I
suoni esplodono nel buio per poi spegnersi lentamente sfumando, lasciando in
chi ascolta un senso di spaesamento e desolazione. Il titolo
dell'EP, che contiene quattro tracce, risulta di conseguenza
azzeccatissimo: le emozioni che si provano ascoltando il disco si riflettono, oltre che sul titolo dell'EP, anche sui titoli delle tracce e sulle tinte spettrali della copertina.
Il
motivo per cui il produttore finlandese abbia avuto così poco
seguito non si spiega. Troppo simile a chi lo ha
preceduto? Non saprei dire. A prescindere da
tutti i confronti che sono stati fatti, che si fanno tuttora e che si
faranno in futuro, non ascoltare un disco del genere, che ha la forza
di creare in chi ascolta un intero panorama di emozioni e
sentimenti, è molto più che un peccato.